Questo scritto prende le mosse dall’ultimo capitolo del volume Introduzione alla psicologia analitica, le conferenze di Basilea del 1934 di C.G. Jung a cura di Elena Caramazza.
In questo articolo
Il ritmo della vita: tra creazione e distruzione
Tra creazione e distruzione, il ritmo della vita alterna momenti di quiete a momenti di crisi.
Volenti o nolenti, il movimento vitale ci conduce verso soglie ineludibili: sorgere, perdurare e cessare.
È proprio durante questa traiettoria parabolica che il ripetersi di eventi e di prove ha portato i vissuti dell’umanità a sedimentarsi, strutturando le profondità della psiche collettiva passata di generazione in generazione.
Per fare un esempio, possiamo chiederci:
Come mai il fuoco del camino mi attrae?
Come mai quando siedo con altri in un prato, siamo soliti disporci in cerchio?
All’interno di una cornice analitica lasciamo emergere la domanda, permettiamo che prenda forma e ci conduca al largo. L’accensione del fuoco, risalente al Paleolitico (circa 1,5 milioni di anni fa), segna una svolta epocale: la cottura del cibo, la nascita del focolare, la disponibilità della luce, e molte altre implicazioni. Oppure lo stare in cerchio, la condivisione, la protezione reciproca: immaginiamo un gruppo raccolto attorno a un falò, in un prato ai margini della foresta, dove ciascuno veglia sull’altro, offrendogli le spalle.
Esperienze archetipiche che tornano ad accadere nel quotidiano, forse oggi il fuoco può trovarsi in un barbecue, e magari sul prato ci mangiamo del sushi, ma il gesto, quale espressione di una forma, è esattamente la stessa.
Esperienze antiche che si intrecciano a quelle dei tempi moderni, esperienze nascoste, spesso scontate che comunque si fanno spazio durante la vita onirica.
Il sogno come soglia verso il mito
Nel capitolo Dal sogno al mito, Jung analizza il caso di un giovane incapace di integrare i contenuti simbolici di un sogno. Il sogno attivava l’immagine archetipica dell’eroe, figura che affronta l’ignoto per cercare un senso profondo. Non riuscendo a elaborarlo, il giovane scivola nella patologia maniaco-depressiva.
L’eroe, spiega Jung, non è solo una metafora ma un archetipo universale. Quando la coscienza incontra un problema insolubile, l’inconscio non offre soluzioni logiche ma immagini potenti, capaci di orientare e talvolta curare.
Il sogno come immagine che cura
Nei sogni emergono figure archetipiche come il Saggio, il Profeta, il Maestro: incarnazioni dell’esperienza umana. Il Saggio non consola, ma convoca; non protegge, ma invita.
Il sogno non è mai solo personale, scrive Jung, attinge sempre alla struttura archetipica della psiche
Un sogno può contenere l’intera architettura di un mito. Le immagini non sono create dalla coscienza, affiorano: sorprendono, disorientano, parlano con voce propria.
Il serpente e la coppa d’oro
Nelle cripte sotto le cattedrali cristiane, Jung individua simboli pagani: la coppa, il buio, il serpente. Quest’ultimo, simbolo dell’energia vitale profonda, è stato rimosso dal pensiero cristiano, sostituito dall’aureola della ragione. Ma questa rimozione ha separato l’uomo dalla sua terra emotiva originaria.
Quando la libido non trova espressione, ristagna e si trasforma in sintomo. Jung parla di un rimosso non solo sessuale, ma energetico e creativo.
Essere moderni: radicarsi nel presente
In una conferenza del 1928, Jung descrive l’uomo moderno come colui che è radicato nel presente perché ha attraversato tutto ciò che è venuto prima. Essere moderni significa essere radicati nella coscienza, non nella massa.
Questa intuizione dialoga con la fisica contemporanea. Carlo Rovelli, con la sua interpretazione relazionale della meccanica quantistica, afferma:
Io non sono un’entità. Sono un insieme di relazioni.
Anche la biologia e la filosofia oggi descrivono l’essere umano come con-dividuo: un nodo di relazioni biologiche, psichiche, sociali. L’identità emerge dalla relazione, proprio come il senso del sogno emerge dal dialogo tra Io e Sé.
Un passaggio tra sogno e mito
Il sogno si apre nella soglia tra Io e Altro. Quando l’immagine affiora, sta al sognatore scegliere se entrare. È una responsabilità. E una possibilità.
Tu sei quello / Tat tvam asi
Dal sogno al mito, il percorso è lo stesso: integrare l’altro, riconoscere l’ombra, abbracciare la totalità.

Dottore in Psicologia, Facilitatore in Mindfulness (ric. IPHM), Master DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), Master in Sessuologia Clinica, Master in Linguaggi della Psiche, Conoscitore in psicosomatica, Poeta, Studioso di filosofia e psicologia del profondo