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La consapevolezza e il fluire dell’Io: intuizioni sulla natura del sé

La consapevolezza, quando si approfondisce attraverso la pratica interiore, porta con sé una trasformazione radicale della percezione del corpo e della mente. Ciò che prima appariva come una massa compatta e solida – il corpo – comincia ad essere percepito anche da un’altra prospettiva: un insieme di vibrazioni, impermanenze, sensazioni sfuggenti e transitorie.

Non siamo un’entità solida, siamo processi in movimento. E questo cambiamento nella percezione è tutt’altro che teorico: è un’esperienza viva, che disfa l’illusione dell’identificazione.

Il corpo come processo, non come identità

A un certo punto della pratica contemplativa, la consapevolezza smette di vedere il corpo come qualcosa di definito e immutabile. Si inizia a coglierne la vera natura: fenomeni fisici che sorgono e si dissolvono nello spazio dell’esperienza, che vibrano, scaldano, sfuggono al controllo.

Allo stesso modo, anche la mente non è più vista come un “io pensante”, ma come una serie di eventi mentali: pensieri, emozioni, reazioni. Tutto ciò accade, fluisce, senza che vi sia un “direttore d’orchestra”.

Non c’è un controllore: l’intuizione dell’Anatta

Questa comprensione porta a una delle intuizioni centrali della tradizione buddhista: Anatta, ovvero la non-esistenza di un sé permanente. Si osserva che il flusso degli eventi fisici e mentali è completo in sé: non necessita di un sé che lo guidi, né di un’identità stabile che lo abiti.

Siddharta Gautama, fu il primo a cogliere profondamente questa verità. La sua intuizione fu rivoluzionaria: non esiste un “Io” separato dal flusso della realtà, esistono processi che si trasformano costantemente, l’Io è tra questi.

Questa realizzazione non è solo intellettuale, è  una visione diretta che trasforma il modo in cui viviamo ogni momento.

La consapevolezza come via di liberazione

La consapevolezza, praticata con costanza, ci permette di vedere la realtà per ciò che è: un continuo fluire di elementi fisici e mentali, senza un centro fisso, senza un’identità da difendere.

In questo spazio aperto, ogni cosa si manifesta e scompare con naturalezza. Liberarsi dall’illusione di un sé permanente non è annullamento, ma liberazione profonda. È il ritorno a una condizione originaria, fluida, in cui la consapevolezza può semplicemente osservare, lasciando andare il bisogno di controllo.

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Pubblicato il
7 Giugno 2025

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