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Il sogno come ponte tra passato e presente
Una prospettiva fenomenologica

Introduzione: oltre l’inconscio, verso la storia

Se l’interpretazione classica del sogno – specie dopo Freud – ha privilegiato l’accesso all’inconscio individuale, la fenomenologia propone un salto di scala: vedere nel sogno non un residuo psichico, ma un’esperienza di coscienza che ci riconnette alla storia inscritta nel nostro “mondo della vita”.

Il sogno, in questa chiave, non è fuga né scarto: è ponte. Un varco in cui il presente della coscienza, con le sue tensioni di ritenzione e protenzione, lascia risalire strati di passato sedimentato e, insieme, intravvede possibilità future.

Lettura consigliata

Questo saggio – pensato per un lettori curiosi – si pone un duplice obiettivo: fornire strumenti concettuali solidi e mostrare come l’approccio al mondo onirico possa divenire una praxis capace di tessere il senso tra biografia e storia.

Le fondamenta: il “mondo della vita” (Lebenswelt) di Husserl

Il Lebenswelt è il terreno pre-teorico su cui poggia ogni nostra conoscenza. Non è la mappa, è il paesaggio: ciò che è dato alla coscienza prima di ogni scienza, astrazione o formalizzazione.

Alcuni punti-chiave:

  • interezza e pienezza: il mondo della vita è intero, non tagliato in “sezioni” disciplinari. Le scienze isolano aspetti; la vita li tiene insieme
  • originarietà: logica, fisica, psicologia attingono a questa base
  • intersoggettività: il mondo della vita è condiviso; non c’è io senza un orizzonte di altri

L’Ego che abita il Lebenswelt è concreto: corpo vivo (Leib), psiche (Seele), spirito (Geist). Non un soggetto astratto, ma una monade storica, geneticamente legata a come è divenuta. Da qui l’esigenza di un metodo genealogico: un lavoro d’indagine sul passato sedimentato nelle trame del presente.

Nota storica: L’idea che la vita preceda la teoria s’incontra già negli scettici antichi (la epoché come sospensione), passa per Vico – “il vero è il fatto” – e riemerge con forza in Husserl, che nella Crisi delle scienze europee ridà centralità al “mondo della vita” come antídoto al riduzionismo e alla reificazione.

Proust e la madeleine: un modello di riscoperta intenzionale

L’episodio della madeleine in À la recherche du temps perdu è un laboratorio fenomenologico. Il sapore non “provoca” un riflesso, ma è oggetto di un atto di coscienza che si volge (intenzionalmente) al passato. Ne svela la sedimentazione e lo riattualizza nel presente.

Nella percezione del presente si trova la sedimentazione di un passato dimenticato o nascosto.
E. Paci

Il sogno si lascia trattare in modo analogo: ciò che ricordiamo al risveglio non è un frammento morto; è un gancio intenzionale. La coscienza, a partire dal presente, può ricostruire il sogno e, in filigrana, la propria storia. Il lavoro non è automatico: richiede attenzione descrittiva, sospensione del giudizio, pazienza analitica.

Dalla storia individuale alla storia collettiva: nascita, Einfühlung, catena generazionale

Il ponte tra biografia e storia passa per la nascita. Con la “prima Einfühlung” (l’empatia originaria), l’io si sente gettato in una trama intersoggettiva che lo precede: genitori, antenati, lingue, usi, gesti, miti. Ogni sogno, allora, è intreccio di memoria personale e memoria culturale.

  • Catena generazionale: nascere equivale a entrare in una storia in corso
  • Eredità simboliche: non solo cromosomi e abitudini, ma immagini, metafore, rituali
  • Senso etico-politico: interpretare i sogni diventa parte di una praxis comune: sottrarre l’altro (e sé) alla Verdinglichung – la riduzione a cosa – e restituire voce e storia

Digressione antropologica

In molte culture, il sogno è luogo pubblico: gli Irochesi discutevano i sogni in assemblea; nella Grecia antica, l’incubazione nei templi di Asclepio prevedeva rituali per ottenere sogni “terapeutici”; presso gli Aborigeni australiani, il Dreaming è la tessitura originaria del cosmo e dei legami sociali. La lettura fenomenologica non “folklorizza” questi repertori: li intercetta come manifestazioni dell’intreccio tra io, noi e mondo.

Il sogno come ricerca d’origine e attesa d’avvenire

Il sogno, fenomenologicamente, ha due volti che non si escludono:

  1. Ricerca dell’origine: vi affiorano radici, figure d’inizio, topoi della nascita (case, soglie, acque, caverne, madri)
  2. Attesa dell’avvenire: è protenzione – anticipazione di possibilità, desideri, paure, telos.

Questa duplicità fa del sogno un dispositivo temporale: ricuce e rilancia. Invece di contrapporre “passato/futuro”, il lavoro onirico intreccia. E questo intreccio è già praxis: un agire nel presente che riordina la materia caotica e le dà forma.

Lettura consigliata

Nota psicoanalitica

Freud, nella Traumdeutung, pone il sogno tra desiderio e mascheramento; Jung esplora gli archetipi e l’inconscio collettivo. La fenomenologia del sogno dialoga con entrambi, spostando l’accento dalla “causa” intrapsichica al senso che prende forma nell’esperire e nell’interpretare.

La lotta contro l’oblio: dall’inerzia alla forma

Husserl rifiuta un “inconscio sostanziale” distinto dalla coscienza: ciò che chiamiamo “inconscio” è il margine dell’esperienza, la materia non ancora illuminata dall’atto intenzionale. Perciò l’interpretazione è una lotta:

  • Materia inerteMateria lavorata: come un artigiano che dal grezzo trae figura
  • OscuritàFenomeno: ciò che era solo sfondo diventa profilo
  • FrammentiNarrazione: il linguaggio lega, collega, restituisce continuità

Esempio metodologico

Tenere un diario dei sogni (data, immagini chiave, emozioni corporee, parole-ancora), rimeditarlo a distanza, ascoltare risonanze biografiche e culturali. L’analisi non cerca simboli “universali” preconfezionati; descrive come l’immagine accade nel tuo vissuto, quando si ripresenta, dove si aggancia al paesaggio della tua vita.

Linguaggio che sogna, sogno che parla: mito, letteratura, gesto

Il linguaggio non è un dizionario neutro: nasce come gesto, voce, metafora incarnata. Per questo “anche di giorno parliamo con i sogni”: lo facciamo ogni volta che usiamo immagini vive – mare di folla, montagne di lavoro, ombra lunga del passato. L’immaginazione onirica è motore generativo di mito, arte, letteratura:

  • Vico vede nella poetica delle nazioni l’alba del pensiero comune: i miti come prime verità poetiche
  • Joyce in Finnegans Wake fa della notte una grammatica collettiva: Here Comes Everybody – l’umano come coro di voci che sognano
  • Zambrano parla della ragione poetica: il pensare nasce tra ombra e rivelazione, in dialogo con i fantasmi del sogno

Curiosità storica

Nell’antica Mesopotamia, manuali come l’“Iškar Zaqīqu” classificavano i sogni con valore prognostico; nella Roma tardo-repubblicana, Cicerone discute la divinazione onirica; in Aristotele, il sogno è un fenomeno naturale della sensazione residua. Lungo i secoli, il sogno rimane cerniera tra natura e cultura.

Temporalità e continuità dell’ego: non del tutto svegli, non del tutto addormentati

Fenomenologicamente non esistono blocchi stagni tra veglia e sonno. La coscienza è un flusso in cui la ritenzione (ciò-che-appena-è-stato) e la protenzione (ciò-che-sta-per-essere) impastano il presente. Il sogno tutela una continuità dell’ego:

  • Tracce della giornata irrompono di notte (ma si ibridano con tracce remote)
  • Echi del sogno filtrano nel diurno: decisioni, intuizioni, timori, invenzioni

Nota neuroscientifica divulgativa:

Le fasi REM e non-REM mostrano dinamiche complementari di consolidamento e riorganizzazione della memoria. Una lettura fenomenologica non riduce il sogno a “effetto biologico”, ma si lascia istruire da questi dati: la plasticità cerebrale fornisce il supporto su cui la coscienza opera significati.

Lettura consigliata

Sogno, cura e politica del senso: contro la reificazione

La Verdinglichung – la riduzione dell’altro a oggetto – non è solo categoria sociologica; è ferita fenomenologica. La praxis interpretativa dei sogni educa a:

  • riconoscere l’altro come soggetto di storia
  • ascoltare le narrazioni minoritarie che l’oblio tende a cancellare
  • immaginare futuri non già dati (politica dell’avvenire)

L’etica che ne scaturisce non è moralismo, ma attenzione: all’immagine che sorge, alla voce che chiede di essere collocata, al legame che – una volta detto – trasforma il campo delle possibilità.

Tra psicoanalisi e fenomenologia: un dialogo fecondo

  • Freud ha mostrato il sogno come via regia all’inconscio; il suo lessico (spostamento, condensazione) descrive trasformazioni formali vicine al gesto fenomenologico di seguire come l’immagine si organizza
  • Jung ha restituito al sogno la dignità simbolica e transpersonale (archetipi). La fenomenologia, senza assumere un deposito “dato” di simboli, riconosce la dimensione condivisa delle immagini, come campi di possibilità storicamente e culturalmente codificati
  • Merleau-Ponty sposta il baricentro sul corpo: il sogno come variazione della percezione incarnata, con le sue logiche di spazio vissuto e schemi motori
  • Bion pensa il sognare come funzione anche da svegli (apparato per pensare i pensieri). È una formula che la fenomenologia del sogno può fare propria: la coscienza, di giorno, continua il lavoro di formare e dare senso alla materia affettiva.

Una breve cassetta degli attrezzi (bibliografia ragionata orientativa)

  • Edmund Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale – per il Lebenswelt e la critica alla reificazione.
  • Maurice Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione – per il corpo vissuto e la percezione.
  • Sigmund Freud, L’interpretazione dei sogni – classico imprescindibile per la via regia.
  • Carl Gustav Jung, Tipi psicologici e Opere sul simbolico e l’inconscio collettivo.
  • Eugen Fink, scritti sul metodo fenomenologico e l’intenzionalità.
  • Giambattista Vico, Scienza Nuova – per la poetica delle nazioni.
  • Maria Zambrano, Chiari del bosco – per la ragione poetica.
  • James Joyce, Finnegans Wake – per l’idea di un sogno collettivo che parla la lingua della notte.

Conclusione: il sogno come strumento di conoscenza e come prassi del futuro

Raccogliendo i fili: il sogno, letto fenomenologicamente, non è fuga ma ponte. A partire dal Lebenswelt, la coscienza scopre (non inventa dal nulla) il passato coperto, lo riporta alla presenza e, con esso, riapre il futuro.

La nascita ci lega a catene generazionali e memorie collettive; l’interpretazione diventa praxis che combatte l’oblio e la reificazione, ridando voce alle storie.

Ogni sogno è, in potenza, un cantiere del nostro avvenire: luogo in cui la lotta per la coscienza plasma possibilità condivise. Qui filosofia, psicoanalisi, antropologia e letteratura non competono, ma collaborano a restituire senso all’umano che sogna, parla, crea la propria storia e nel contempo quella dell’umanità.

Pubblicato il
22 Ottobre 2025

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