La religione e la causa finale
La religione si mette sempre in rapporto con la causa finale, il soggetto è oggi uscito dal cogito cartesiano e si pone nel rapporto con la verità come causa fondante lo stesso soggetto.
Nella magia questo rapporto è un rapporto che ricalca la causa efficiente di Aristotele (data da chi dà forma a questa materia informe – per esempio, l’artigiano che costruisce il mobile, il mago), al contrario la religione è da mettere in rapporto con la causa finale (Dio).
Il concetto di rivelazione comporta un effetto di negazione su quello che possiamo chiamare il vettore che si diparte dal soggetto alla ricerca della causa.
La costante rappresentata dal vettore che collega il soggetto alla sua causa (verità), stante questa costante, è evidente come in qualche modo nella religione interviene un effetto di negazione: il soggetto non può percorrere il vettore, un giorno avverrà la rivelazione, ma per adesso, secondo la religione, occorre attenersi ai punti della rivelazione.
Il vettore dunque non è incoraggiato, rimane traccia, nel reputarsi il soggetto destinatario della rivelazione stessa, il destinatario della rivelazione è qualcuno che è in cerca della verità (il soggetto che soffre).
Il religioso vive una separazione tra la causa e la verità, la strada è tortuosa, accidentata, ma non può dirsi lo stesso del rapporto con la causa, per il fedele Dio è la causa del suo desiderio, da qui il sacrificio offerto alla maestà divina.
La verità viene assorbita dal meccanismo della rivelazione (mantenere il velo), ma il rapporto con la causa rimane attivo con il sacrificio della vita per Dio come causa. Il sacrificio è un modo per testare la possibilità di esser riuscito a captare quale sia la causa del desiderio divino, nella conferma all’offerta del desiderio.
Se Dio è la causa del desiderio del fedele, esiste anche per Dio una causa del desiderio situata al di fuori di lui. La rivelazione quindi non è da confondersi con la verità, non dà al presente tutta la verità e né promette il completo dis-velamento alla fine dei tempi (novissimi).
Si tratta di una verità paradossale, ovvero di una autentica sfida per il pensiero, che perciò tende ad apparire dogmatica.
Per riepilogare la verità con la magia appare rimossa, mentre con la religione appare in rapporto con una causa finale, mentre al presente si manifesta in forma velata.
La scienza e la causa formale
Lacan assegna alla scienza una struttura assimilabile a quella della psicosi, la scienza si caratterizza per il fatto che essa non vorrebbe affatto saperne della verità come causa.
Al tempo stesso questa sorta di tensione strutturale (non volere sapere niente della causa) sarebbe per Lacan all’origine della straordinaria fecondità del discorso scientifico.
Contemporaneamente quando diciamo che la scienza non vuole saperne affatto della verità come causa introduciamo il concetto di preclusione (forclusione). La verità, il soggetto, il nome-del-padre i possibili oggetti colpiti da questa preclusione (alla base di ogni psicosi).
Da un lato si presenta la psicoanalisi come un’alternativa salutare al discorso scientifico, ma dall’altra ci si vede costretti a rinunciare al sogno ambizioso di poterla inscrivere pienamente e compiutamente nel campo scientifico.
Lacan pone la psicoanalisi dal lato della causa materiale: in sei punti ci viene presentata l’intera teoria analitica.
- La causa materiale consiste propriamente in quella che è l’incidenza specifica del significato
- Il significato, d’altra parte, si definisce in quanto agisce anzitutto separato dalla sua significazione
- La storia procede in contrattempo allo sviluppo. Senza questa prospettiva la storiografia è destinata a degenerare in una concezione provvidenziale del corso degli eventi
- Lacan distingue accuratamente il soggetto in quanto veicolato dal significante nel suo rapporto con un altro significante, tanto dall’individuo biologico quanto dal soggetto della comprensione
- La psicoanalisi è un materialismo e ciò come diretta conseguenza della funzione del linguaggio. Questo materialismo è però caratterizzato dalla presenza di un vuoto in un certo punto della struttura, vuoto in cui può trovare collocazione la teoria dell’oggetto (a).
- Questa teoria dell’oggetto (a) diventa necessaria per complementare la concezione della verità, così che la verità risulta dalla integrazione del sapere con l’oggetto (a). È alla verità così intesa che il soggetto è proteso.
La psicoanalisi ripristina con un procedere scientifico un rapporto con la verità come causa nella quale è integrato l’oggetto (a) che viene a far parte dell’idea stessa di verità.
Una lezione del Prof. Carmelo Licitra Rosa per Uninettuno.
Dottore in Psicologia, Facilitatore in Mindfulness (ric. IPHM), Master DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), Master in Sessuologia Clinica, Master in Linguaggi della Psiche, Conoscitore in psicosomatica, Poeta, Studioso di filosofia e psicologia del profondo