In questo episodio pubblicato sul canale youtube di Being Sapiens, Francesco Pagnini, professore di Psicologia Clinica all’Università Cattolica di Milano, con una carriera internazionale che spazia dalla Harvard University fino alla collaborazione con ESA, NASA e l’Agenzia Spaziale Italiana, parla di un tema cruciale e affascinante: il rapporto tra mente e corpo nella salute psicologica, esplorandone le ricadute in ambito medico, clinico, relazionale e persino spaziale.
In questo articolo
Quando la mente modella la realtà del corpo
Il lavoro di Pagnini affonda le sue radici nella tradizione della psicosomatica, ma si spinge oltre: oggi il focus è sullo studio scientifico dell’effetto placebo. Non si parla più solo di “pillole finte”, ma di come le aspettative e il significato personale influenzino i processi fisiologici reali.
Il Tantra per un riassetto neuropsicosomatico

La mente come un colibrì è una bella analogia che Andrea Capellari ha utilizzato durante una lezione di introduzione al Tantra presso il Centro Mandala di Milano. Come il colibrì
Un esempio illuminante? In uno studio condotto ad Harvard, Pagnini e il suo team hanno dimostrato che la percezione soggettiva del tempo modifica i livelli di glucosio nel sangue in persone con diabete di tipo 2. A parità di condizioni, il corpo rispondeva in modo diverso semplicemente perché la mente “credeva” che fosse passato più o meno tempo.
Pubblicato su PNAS, lo studio ha contribuito alla formulazione della teoria del “budget anticipatorio”, secondo cui il corpo non consuma energia in modo meccanico, ma prevede e distribuisce risorse metaboliche in base alle aspettative mentali.
Il modello previsionale del cervello: Freeston e la realtà costruita
Tutto questo si inserisce nel quadro teorico del cervello previsionale proposto da Karl Friston. Secondo questo modello, non percepiamo la realtà per com’è, ma per come ci aspettiamo che sia.
Nel caso dell’effetto placebo, ad esempio, l’aspettativa di guarigione genera una risposta fisiologica reale: il corpo modifica i propri parametri per allinearsi al “prior” mentale.
Se la realtà contraddice le nostre aspettative, molto spesso è la realtà che viene reinterpretata o addirittura ignorata – F. Pagnini
Questa dinamica mostra quanto mente e corpo nella salute psicologica siano profondamente intrecciati.
Rigidità mentale: la vera origine della sofferenza
Pagnini pone l’accento su un elemento trasversale alla clinica: la rigidità cognitiva ed emotiva. Secondo lui (e una lunga tradizione psicologica), ogni forma di sofferenza psicologica è associata a una qualche forma di irrigidimento: nei pensieri, nei comportamenti, nei pattern affettivi.
L’intervento psicoterapeutico, a prescindere dall’approccio (CBT, psicoanalisi, sistemico, ecc.), ha l’obiettivo comune di portare flessibilità dove prima c’era cristallizzazione.
Questa è anche la base della mindfulness, di cui Pagnini è esperto a fianco di Ellen Langer, la madre della mindfulness occidentale. Il focus non è sulla meditazione formale, ma sull’uscita dalla “mindlessness”, ovvero dall’automatismo.
Ogni psicoterapia che funziona è una messa in discussione di qualcosa di rigido.
Consapevolezza, empatia e presenza: cosa ci rende umani
Un altro concetto centrale è quello della consapevolezza metacognitiva, cioè la capacità di osservare e comprendere i propri processi mentali ed emotivi, senza esserne travolti.
Bhavana: imparare a osservare in meditazione

“La consapevolezza, come uno specchio, riflette ciò che c’è. Non sceglie, non rifiuta, non trattiene.” Il cammino della consapevolezza non è un percorso di aggiunta, ma di sottrazione. Non si
Dati alla mano, chi sviluppa queste competenze:
- è percepito come più carismatico
- ha maggiori successi professionali
- mostra maggiore adattabilità relazionale
- ha una salute mentale più stabile
Inoltre, le pratiche mindful risuonano anche nei contesti più delicati, come l’interazione con bambini nello spettro autistico o con animali. In studi condotti con la Langer, si è visto che anche senza modificare il comportamento, cambia la qualità della relazione in base allo stato mentale dell’adulto.
Psicologia nello spazio: astronauti, stress e umanità
Dal laboratorio alla stazione spaziale, la psicologia si estende fino all’orbita terrestre. Pagnini collabora con l’ESA e la NASA per progettare interventi di supporto psicologico nelle missioni di lunga durata.
Se una volta si cercavano solo “super-uomini” resilienti, oggi si guarda anche al benessere emotivo, alla gestione dello stress e alla qualità relazionale dei team.
Gli astronauti non sono robot: sono persone allenate, ma umane. Hanno bisogno di relazioni, di spazi di introspezione, di strumenti per affrontare situazioni estreme come il rischio di annegamento in tuta spaziale (caso reale di Luca Parmitano).
La mindfulness non è assenza di emozioni, ma presenza consapevole alle emozioni senza esserne schiavi.
Inoltre, per la convivenza forzata in ambienti chiusi e isolati, le agenzie spaziali selezionano profili capaci non solo di reggere la pressione, ma anche di lavorare in team, di collaborare, di sintonizzarsi con gli altri.
Mente e corpo nella salute psicologica: cosa possiamo imparare
Il messaggio forte che emerge da questa conversazione è che mente e corpo nella salute psicologica non sono entità separate, ma sistemi in dialogo continuo.
La consapevolezza, la flessibilità mentale e la capacità di restare presenti non sono abilità astratte, ma strumenti pratici:
- per affrontare la malattia cronica
- per migliorare le relazioni
- per gestire lo stress del quotidiano
- persino per affrontare una missione su Marte

Psicologo clinico, Guida in pratiche Meditative, Facilitatore in Mindfulness (ric. IPHM), Master DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), Master in Sessuologia Clinica, Master in Linguaggi della Psiche, Conoscitore in psicosomatica