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Cosa è la fiducia?
Il termine fiducia è un termine che deriva dal latino “fidere”, ovvero “avere fede”. Castaldo (Professore Ordinario del Dipartimento di Marketing dell’Università Bocconi) nelle sue ricerche in merito al tema della fiducia ha individuato 75 differenti definizioni, in comune tali definizioni individuano:
- un soggetto che si “affida”, che offre la propria fiducia definito Truster
- un soggetto che riceve la fiducia chiamato Trustee
- un compito, l’esecuzione di azioni
- un certo margine di rischio e quindi di dipendenza
Secondo Gambetta la fiducia è una probabilità soggettiva per cui un individuo A si aspetta che l’individuo B compia un’azione per il proprio benessere.
Per questa definizione B non importa che sia consapevole o meno della rilevanza del proprio contributo a beneficio di A.
Luhman: la fiducia è una strategia per ridurre la complessità del reale ed evitare delle azioni indesiderate.
Sempre per Luhman la fiducia si divide in:
- personale: la fiducia che viene riposta in un individuo
- sistemica: la fiducia che viene riposta un ente o organizzazione
Hardin: la fiducia è un interesse incapsulato dal parte del Truster (colui che conferisce la fiducia) che ritiene che nel Trustee (colui che riceve la fiducia) ci sia altrettanto interesse a portare avanti l’azione affidata per raggiungere lo scopo del Truster.
Yamagishi e Ostrom hanno eseguito alcune ricerche tra Occidente e Oriente mostrando come in Oriente generalmente si riserva meno fiducia al singolo piuttosto che al gruppo, al contrario di quanto accade invece per l’Occidente che privilegia maggiormente fidare il singolo. Questo atteggiamento ricalca perfettamente le due culture, la prima, quella Orientale, è una cultura collettivista, mentre quella occidentale è individualista. Sulla base di questi studi dunque la fiducia è la volontà di assumersi dei rischi con l’aspettativa che anche gli altri possano fare altrettanto.
Lungo questo filone di teorie troviamo anche quella di Hardin che è stato il primo a vedere la fiducia come uno “scopo sociale”. Il Trustee un soggetto autonomo, automotivato e autoregolato deve adottare lo scopo del Truster facendolo diventare anche un suo scopo.
Il modello socio-cognitivo della fiducia
Si tratta di un modello elaborato dagli psicologi Falcone e Castelfranchi in cui è possibile attribuire ruoli differenti ai vari componenti di base della fiducia. Attraverso il modello si mostra come alcune configurazioni cognitive possono essere responsabili dei comportamenti rilevati.
La fiducia consiste quindi in un’aspettativa, una valutazione di ciò che potrà succedere rispetto a quello che si vuole che succeda.
Il modello è costituito da precise dimensioni come: la credenza di competenza, di disponibilità, di non pericolosità, credenza del contesto e di dipendenza.
Sulla base delle configurazioni cognitive che emergono all’interno di queste dimensioni si determinano i comportamenti.
Nello specifico, a partire dalle definizioni riportate poco sopra, possiamo vedere come la fiducia si riferisca a concetti strettamente correlati tra loro come:
- un’attitudine mentale, una valutazione preventiva es: l’attitudine a valutare una persona per poterla assumere
- una decisione, quindi una valutazione complessiva più articolata per prendere una decisione e scegliere un solo Trustee
- un comportamento, il Truster che offre la sua fiducia al Trustee (assunzione)
La fiducia è dunque un costrutto relazionale costituito da vari elementi, quali:
l’agente X (il Truster) che ha uno scopo (gX), l’agente Y (il Trustee) che deve realizzare un compito (T, Tau) all’interno di un Contesto (C ). Se il Trustee porta a termine il compito con successo dimostrerà al Truster di aver fatto bene a riporre fiducia in lui, questo consente al Trustee di acquisire uno status sociale, ovviamente anche in caso contrario il Trustee acquista uno status sociale.
Le credenze della fiducia
Possiamo riflettere su come in rete il rapporto di fiducia sia il principale rapporto su cui si fonda ogni tipo di relazione, dallo shopping online (pagare prima e poi ricevere a casa la merce) alla registrazione sui portali (affidare i propri dati a beneficio di poter usufruire dei tal servizi).
Ogni step del processo di fiducia è basato su sistemi di credenze, il Truster deve credere anzitutto di non essere in grado di svolgere il compito in autonomia (credenza di dipendenza), poi deve credere che il Trustee possa farlo (credenza di competenza) e che sia motivato a farlo (credenza di disponibilità).
Sempre il Truster deve poter credere nella sicurezza dell’operazione (credenza di sicurezza) e nella non conflittualità della stessa, infine nella credenza che il Trustee proceda secondo una propria etica (credenza di moralità).
Ogni credenza presenta due aspetti, una valenza positiva e una valenza negativa, tali credenze sono poi incorniciate in un contesto, che per natura stessa dell’atto di fidare, è dotato di un certo margine di rischio:
- di fallimento e non raggiunta dello scopo del Truster
- di spreco di risorse
Le sorgenti della fiducia sono infine le fonti da cui è possibile reperire informazioni che costruiscono le credenze in merito ad un Trustee, queste fonti sono la reputazione, il passa parola, l’esperienza diretta o un ragionamento (riflessione).
Infine le credenze devono poter superare un livello di soglia per determinare la loro influenza, sia a livello positivo che a livello negativo.
Dinamica della fiducia
Spesso la quantificazione della fiducia viene fatta tramite senso comune e in modo arbitrario.
Per avere una più precisa quantificazione della fiducia si fa uso del principio del “grado di fiducia” che è funzione del grado stimato delle qualità ascritte al Trustee cui è basata l’aspettativa di fiducia (positiva o negativa).
Tali qualità fanno parte di meta-credenze del Truster verso il Trustee non sono quindi qualità oggettive del Trustee, ma inerenti a una valutazione soggettiva del Truster.
Ecco quindi che la fiducia consiste in un’aspettativa, una valutazione, di ciò che succederà nel mondo (credenza) rispetto a quello che si vuole che succeda.
Altri valori quantitativi sono:
- lo scopo
- il rischio
- le soglie quantitative che troviamo all’interno di ogni dimensione della fiducia
Se il valore dello scopo è alto, di conseguenza anche il valore della fiducia lo dovrà essere; questa è una soglia che si autodetermina a livello generale e sulla base del valore dello scopo.
Affinché il Truster possa poi fidare il Trustee rispetto al compito non è solo necessario che il grado di fiducia del Truster nei confronti del Trustee rispetto al compito, superi una certa soglia, ma anche che questa sia ritenuta la migliore decisione.
Sappiamo che anche il Truster potrebbe svolgere il compito, questo non avviene quando il grado di fiducia in se stesso è minore di quello riservato al Trustee.
Come cambia la fiducia
Ricordiamo che la fiducia è un fenomeno che cambia nel tempo e sulla base della modifica della seguenti variabili:
- dell’esperienza diretta del Truster rispetto al Trustee
- delle sorgenti su cui si basano le credenze (testimonianza, ragionamento, reputazione)
- del valore della percezione di rischio
- dello stato emotivo
- del contesto
È dunque un luogo comune ritenere che tanto più il Trustee è efficace, maggiore sarà la fiducia nei suoi confronti.
Per essere più accurati nella valutazione occorre compiere un processo di attribuzione cognitiva di tipo causale, i cui fattori sono:
- interni / esterni (interni = del Trustee / esterni = dell’ambiente)
- occasioni / stabili (occasionali = non prevedibili / stabili = proprietà costanti dell’agente o dell’ambiente)
Quindi un successo come un fallimento dovrebbe essere analizzato secondo questo modello di attribuzione causale, ad esempio: il successo è dovuto a fattori esterni o interni? Sono fattori occasionali, oppure stabili?
Ne consegue che un fallimento dovuto a fattori esterni e occasionali possa danneggiare meno la reputazione del Trustee, rispetto a un fallimento dovuto a fattori interni e stabili.
Lo stesso ragionamento vale per il successo: un successo dovuto a fattori esterni e occasionali dovrebbe esser valutato con il giusto peso (es: la fortuna del principiante) rispetto a un successo dovuto a fattori interni e stabili.
Fiducia e affidabilità sono rispettivamente proprietà del Truster e del Trustee, l’affidabilità indica quanto il Trustee è in grado di operare nel mondo, non esiste però un’affidabilità oggettiva, piuttosto un’affidabilità percepita sulla quale infatti si basa la fiducia.
In ultima analisi potremmo pensare alla fiducia come all’affidabilità percepita, anche se non vi corrisponde perfettamente poiché possono intervenire fattori caratteriali, come appunto la disponibilità, che possono condizionare la fiducia. Ovvero anche se il soggetto è altamente affidabile, ma non disponibile, l’affidabilità percepita molto probabilmente sarà influenzata da questa valutazione.
Fiducia come capitale relazionale
Nella relazione Truster-Trustee: per il primo l’obiettivo è la realizzazione del proprio scopo “affidandosi” a uno o più agenti (Trustee), per il secondo l’obiettivo è far percepire agli altri la propria affidabilità al fine di poter essere impiegata per realizzare scopi altrui.
Entrambe le figure, quella del Truster e quella del Trustee, si trovano all’interno di una rete sociale, nello specifico stiamo parlando di una Rete di Dipendenza che può essere rappresentata mediante un grafo i cui nodi sono gli agenti (Trustee), mentre gli archi indicano i legami di dipendenza.
Ogni nodo in quanto agente possiede i propri bisogni, scopi, capacità e risorse; tra i nodi è presente anche l’affidabilità che influenza la possibilità di essere richiesto o accettato come partner nello scambio e/o nella cooperazione.
La dipendenza può essere:
- oggettiva: stabilisce chi ha bisogno di cosa in una rete sociale
- soggettiva: stabilisce chi è creduto necessario (utile), da chi e per cosa
- unilaterale: quando una delle due parti possiede una risorsa indispensabile all’ottenimento dello scopo
- reciproca: la risorsa è indispensabile e posseduta da entrambi le parti, gli agenti sono in reciproca dipendenza
- mutua: simile alla dipendenza reciproca con la differenza che gli agenti possiedono uno scopo comune e cooperano alla realizzazione dello stesso obiettivo
In ogni negoziazione, in ogni scambio, esiste un potenziale che può essere sia oggettivo che soggettivo.
Dal punto di vista oggettivo più è alto il numero degli agenti all’interno di una rete e minore è il potenziale di negoziazione di ogni Trustee, mentre dal punto di vista soggettivo si può determinare la credenza di un agente come “agente di credenza” che si colloca all’interno di una relazione di dipendenza.
Dal punto di vista del Trustee il capitale di fiducia si differenzia in oggettivo e soggettivo:
- oggettivo: la somma dell’affidabilità che gli altri agenti attribuiscono al Trustee
- soggettivo: quanto il Trustee pensa che gli altri pensino di lui in merito alla propria affidabilità
Dinamica del capitale di fiducia
Anche il capitale di fiducia è un fenomeno dinamico che cambia in base alle seguenti modifiche:
- delle dipendenze all’interno della rete
- degli scopi, bisogni, interessi
- delle relazioni tra gli agenti
Il capitale di fiducia di un agente cresce all’aumentare della fiducia che gli altri riservano a lui/lei oppure con la diminuzione dei competitor.
Da notare quanto la fiducia abbia una proprietà transitiva, se X si fida di Y e Y si fida di Z ne deriva che anche X si fidi di Z.
La transitività della fiducia si verifica solo se il compito della prima relazione si basa su una valutazione, ovvero X deve aver potuto valutare l’affidabilità di Y in modo positivo, e questa valutazione deve aver superato una certa soglia affinché possa essere ritenuta accettabile.
Concludiamo con una citazione di Jane Austen che ci ricorda come le apparenze possano sempre ingannare nonostante modelli, calcoli e previsioni:
Sono poche le persone che io amo veramente, e ancora meno quelle che stimo. Più conosco il mondo, più ne sono delusa, ed ogni giorno di più viene confermata la mia opinione sulla incoerenza del carattere umano, e sul poco affidamento che si può fare sulle apparenze, siano esse di merito o di intelligenza.
Jane Austen
A questo punto possiamo domandarci la fiducia è qualcosa che si sa? Oppure qualcosa che si sente?
Buona riflessione
Mindfulness come sviluppare consapevolezza: 7 esercizi pratici
Ho letto e ri-letto questo testo del monaco Thich Nhat Hanh che, insieme a John cabazin, è conosciuto in Occidente per aver contribuito a diffondere i principi del buddhismo cui
Dottore in Psicologia, Facilitatore in Mindfulness (ric. IPHM), Master DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), Master in Sessuologia Clinica, Master in Linguaggi della Psiche, Conoscitore in psicosomatica, Poeta, Studioso di filosofia e psicologia del profondo