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L’antinomia tra psicologia e psicoanalisi

La psicoanalisi è anti-psicologica?

L’antinomia è qualcosa che si può comprendere approfondendo la natura anti-empiristica e anti-artistotelica della Scienza moderna e della psicoanalisi.

La psicologia antica, medievale e moderna, viene situata da Lacan sul piano antecedente alla cesura cartesiana.

Se si rimane al di qua della frattura creata dal “cogito”, la psicologia moderna post-cartesiana per contro è come un tentativo di ripristinare l’orizzonte preesistente all’emergere del soggetto cartesiano. Finché si rimane al di qua della cesura cartesiana la psicologia, antica medioevale, è un sapere congruente con il sapere così come esso si articola.

Dopo Cartesio la psicologia, che continua la sua evoluzione, comincia a porsi come un sapere fuori tempo, non essendo più congruente con le premesse conseguenti alla svolta cartesiana.

Tante psicologie e una sola psicoanalisi

La psicologia sperimentale (Fechner, Weber, Wundt-Galton, Ebbinghaus, Pavlov): atomismo, associazionismo e psicologia della forma, il riflesso condizionato, la psicofisiologia.

Eppure, nonostante le tante psicologie, è come se come sul fondo ci fosse una specie di filo rosso che segna la continuità indissolubile tra l’antica psicologia e la nuova anche se ormai qualcosa sembra obsoleto.

La psicologia continua pertanto a svilupparsi:

  • la psicologia animale
  • la psicologia differenziale
  • la psicopatologia e il metodo clinico
  • la psicologia infantile
  • la psicologia sociale
  • la psicologia comportamentale

La cesura cartesiana impone alla psicologia di rinascere a misura del cogito, ecco che la psicoanalisi risulta come desueta.

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Il soggetto Freudiano

La funzione del soggetto instaurata dall’esperienze freudiana nella sua continuità con quella cartesiana, si mostra divergente dall’orizzonte psicologico.

Il presupposto della psicologia è infatti l’unità del soggetto, ciò che precedeva l’avvento del soggetto cartesiano, l’Io della conoscenza antica (Conosci te stesso).

Dopo Cartesio si ripropone un sapere che ha con l’unità del soggetto un ritorno a un certo soggetto della conoscenza, ad una psiche (soggetto della conoscenza) che raddoppia l’organismo.

Conosci te stesso ha ancora un senso per la psicologia?

Se si approfondisce il concetto di “stato della conoscenza” (in Platone, nel Buddhismo, negli stati di coscienza alterata) si vede che alla base c’è l’idea di una connaturalità tra il soggetto e l’oggetto: ogni conoscenza implica questa connaturalità.

Lacan invita però a osservare: la negazione logica di Hegel non ha alcuna considerazione per questi stati di conoscenza, tale negazione logica è il fattore propulsivo del dispiegamento dialettico hegeliano.

Questa negazione logica rilancia la conoscenza, ma non ha alcuna attenzione per l’alterazione dello stato di coscienza che si presume faciliti la conoscenza.

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Neanche la scienza moderna ha considerazione per questi stati di coscienza: essi possono essere presi come oggetto di esperienza, come occasione per definire certe coordinate, ma in nessun modo come punto di partenza di una ascesi noetica.

Questi stati di conoscenza appartengono dunque ad un orizzonte reso obsoleto dall’avvento della cesura cartesiana e freudiana. Il pensiero hegeliano e la scienza moderna sono due saperi che per eccellenza sono figli della cesura cartesiana, neanche la prassi freudiana ha considerazione per questi stati che di fatto non trovano alcun posto in tale prospettiva.

Soggetto e oggetto della conoscenza

Nell’esperienza freudiana ci si interessa al deciframento, non ci si interessa all’estasi, al terrore. Il focus è sul procedere di un’argomentazione, giammai sul passaggio ad un’esperienza archetipica o ineffabile.

Freud approfitta dell’ipnosi per avere l’occasione di cogliere l’argomentazione veritativa, si inserisce qui l’ambiguità del misconoscimento essenziale al conoscersi: in francese conoscermi suona omofonico a misconoscere (Lacan).

Il conoscere è una prospettiva ingannevole, pur avendo una sua ragion d’essere prima della frattura cartesiana, dopo la conoscenza diventa sempre più un terreno illusorio. Nei saperi figli della cesura cartesiana, si vede che la coscienza e le sue alterazioni non sono più mezzi per divenire a una verità di Hegel o di Freud.

Quello che si conosce non è che l’immagine di sé che viene incontro in anticipo: l’Io autonomo, funzione di padronanza, gioco di prestanza, rivalità costituita.

Il soggetto unitario destituito della cesura cartesiana che però risulta essere ancora il centro della psicologia (antinomia).

La promozione della coscienza come coessenziale al soggetto nella sequela storica del cogito cartesiano è l’ingannevole accentuazione della trasparenza dell’Io a spese dell’opacità del significante che lo determina.

Il soggetto per Lacan è una cosa, mentre la coscienza è qualcosa che è stata vestita addosso al soggetto.

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Primariamente dal cogito cartesiano esce un soggetto senza coscienza, che riconosce a monte di sé stesso l’opacità del significante che lo ha generato.

Associare come co-appartenente la qualità della coscienza è una sorta di accentuazione quasi di rimbalzo di una trasparenza del soggetto cartesiano a sé stesso, quando però questi è figlio dell’opacità del significante.

Per riepilogare il soggetto cartesiano da cui ha origine la scienza moderna, il pensiero Hegeliano e quello Freudiano, rifiutano l’esperienza estatica (Platone) come via per conoscere se stessi (soggetto-oggetto), ed esalta la cogitazione (raccogliersi nei propri pensieri), da qui per la psicologia la nascita sul finire dell’800 delle tante psicologie. Ciò che dunque va a conoscere il soggetto cartesiano è qualcosa di progettato, architettato dalla cogitazione, eppure tale immagine considerata come trasparente è figlia dell’opacità del significante (antinomia).

Una lezione del Prof. Carmelo Licitra Rosa per Uninettuno

Pubblicato il
20 Ottobre 2022
Ultima modifica
18 Gennaio 2023 - ora: 09:33

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