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Etica: origine e percorso

Cos’è l’etica?

Cicerone traduce il termine greco ethos con moralitas: ethos designa qualcosa della costituzione dell’essere, il corrispondente termine latino rinvia a un campo di significato che include il sistema dei costumi di un determinato gruppo umano. Questa traduzione di ethos con moralitas può concorrere ad alimentare una certa confusione fra etica e morale.

Etica e morale si distinguono

L’etica fonda la propria conoscenza sulla ragione, una ragione con cui la riflessione etica deve riuscire a cogliere il cuore di una virtù potenziale che alberga nel singolo. Una volta isolata questa virtù essenziale, il fine è di espanderla pienamente.

La morale al contrario è orientata a conoscere una legge esterna in modo da conformarsi sempre più perfettamente allo stato voluto da questa legge.

Operari sequitur esse.
L’operare è espansione dell’essere.

Il legame tra ben agire e ben conoscere giunge a noi dalla filosofia greca, da Socrate il male è fondamentalmente misconoscimento, ignoranza, entrambi intesi come omogenei.

Nel campo dell’etica una volta che si è conosciuta bene l’essenza della cosa, l’agire corretto deriverà di conseguenza in modo inevitabile.

Etica come comportamento che si conforma a una legge che la riflessione razionale estrae dall’essere.

Un punto di svolta nel percorso dell’etica

Sant’Agostino modifica radicalmente questa prospettiva disgiungendo la volontà dalla razionalità:

Video meliora proboque, deteriora sequor.
Vedo le cose migliori e le approvo, ma seguo le cose peggiori.

Significa che la volontà non è alle dirette dipendenze della razionalità come avrebbe voluto Socrate e i pensatori Greci.

Nella volontà c’è qualcosa di ribelle, di irriducibile alla razionalità. Con Sant’Agostino troviamo il prevalere della morale sull’etica, dato che la volontà è irriducibile alla razionalità si deve uniformare ad una legge esterna, in questo caso la legge morale di Dio.

Quando Hegel parla del padrone seguendo la dialettica padrone-schiavo siamo in quello che è definito il canto del cigno dell’etica greca che si basava su una società di signori e schiavi.

L’etica attiene dunque all’agire pratico dell’uomo derivante da una legge ricavata dall’interno dell’essere tramite una riflessione razionale, laddove la moralità attiene all’agire pratico dell’uomo derivante da una legge esterna prescrittiva a cui bisogna uniformarsi; il diritto si porrebbe su un piano ulteriore.

La svolta dell’etica come regolazione del rapporto tra mezzi e godimento

Jeremy Bentham, poco prima di Hegel, inaugura la corrente cosiddetta dell’utilitarismo il cui adagio è: ottenere il massimo beneficio per il maggior numero possibile di individui.

Si apre un nuovo percorso, un nuovo ciclo della riflessione etica, l’etica antica poteva sostenersi in quanto affine a una comunità che si reggeva su una classe subalterna, ma quando la società muove verso un’uguaglianza l’etica precedente comincia a vacillare. Si rende necessaria una radicale trasformazione che ben rappresenta Bentham.

L’etica passa da uno stadio in cui si tratta di conoscere un nucleo essenziale per realizzarlo, ad uno stadio in cui si tratta al contrario di mettere a punto i mezzi per una distribuzione efficiente di benefici (godimento con Lacan).

Non c’è più gerarchia di valori, non più ascesi verso principi supremi (otium cum dignitate) ma solo soddisfacimento, da ripartire secondo un calcolo di massima efficienza.

Kant per un’etica universale

Nell’ambito di questa svolta Kant costituisce il secondo pilastro, con la sua ambizione di addivenire ad una formula universale dell’agire etico, capace di situarsi su quel piano di universalità che si andava imponendo in modo ineludibile come criterio di scientificità da Newton in poi.

Già con Bentham vediamo un dilatarsi dell’esigenza etica verso individui che si considerano pari, Kant rafforza questa esigenza facendosi portavoce di quella che già era stata una svolta epocale della conoscenza moderna, con Newton si era affermato il principio che: una conoscenza non era valida se non valeva universalmente.

Kant traspone questa esigenza sul piano etico, facendo valere che la legge morale non ha valore in quanto tale se priva di un valore universale.

Bentham promuove un’etica come rapporto di un mezzo con un godimento sottostante da ripartire, declassando il valore a mezzo: il valore ideale decade al rango di mero strumento per metabolizzare, suddividere, in breve governare, “causare” il godimento.

Quelli che erano stati gli elementi simbolici del discorso riferito al “bene” diventano dei mezzi per realizzare l’obiettivo della ripartizione efficiente del beneficio.

Kant segnerebbe una seconda tappa delineando una nuova legge dell’agire morale svuotata di contenuto: agire in modo che l’azione possa valere come principio di una legislazione universale.

Sade è la terza tappa di questo rilancio della parabola dell’etica nell’età moderna. Sade rettificherebbe questo punto di arrivo di Kant, una verità occulta che restituisce il senso profondo dell’opera Kantiana.

La psicoanalisi e l’etica

I due principi dell’accadere psichico isolati da Freud trasformano l’antico rapporto tra mondo e rappresentazione del mondo (finzioni: da Bentham in poi in quanto servono a ripartire il reale del godimento sottostante che non è più da conoscere, ma da ripartire). Un nuovo rapporto tra Vorstellung e soddisfazione ove la Vorstellung è mezzo di soddisfazione.

L’apporto di Freud è allineato con i nuovi canoni della svolta etica (Bentham, Kant, Sade).

La svolta di un’etica come campo per regolare il rapporto tra mezzi (finzioni) e godimento (reale).

Il soggetto umano prende posto nel cosiddetto mondo con una sorta di legge istitutiva, la legge del suo fantasma. Come nell’etica antica il cuore dell’esperienza etica era il conosci te stesso, così nell’etica moderna (delucidata dalla psicanalisi di Lacan) il cuore è «conoscere la legge del proprio fantasma per divenire fino in fondo ciò che si é».

Tale differenza risente dei nuovi parametri della svolta Bentham, Kant, Sade.

Una prospettiva che in psicanalisi significa il condurre fino in fondo con rigore il proprio discorso all’interno della prassi analitica, in modo da non deflettere al desiderio del proprio fantasma.

Lo sviluppo della scienza moderna come discorso che fa seguito all’emergenza del soggetto cartesiano è parallelo o equivalente all’avvenimento per cui il binomio mondo/rappresentazione del mondo è ineluttabilmente evaporato, in nuovo binomio godimento/mezzo di godimento.

Bisogna notare come la scienza oggi ci restituisca degli effetti di una capacità di incidenza efficace sul substrato reale, a partire da un ordinamento dei simboli (delle finzioni) secondo una sequenza non qualsivoglia, ma ordinata in una logica serrata fino all’impossibile.

Lo sviluppo del discorso scientifico è parallelo all’evaporazione del binomio mondo/rappresentazione del mondo, la scienza altro non è che un modo efficace di ordinare i mezzi simbolici per intaccare questo reale sottostante e produrre determinati effetti, avendo rispetto dello spazio vitale di ogni soggetto che deve trovare un punto di ancoraggio nella propria legge di desiderio e godimento (etica).

Un duplice asse verso ciò che si è

Da una parte la scienza non può pretendere di estendere i confini del proprio dominio ritenendosi l’unico discorso dotato di validità e quindi il solo in grado anche di rispondere alle questioni ultime dell’umano. Qui siamo sulla scia di tutta la protesta neo-umanistica contro la scienza.

Dall’altra, una volta che l’uomo si insinua in questo spiraglio di ricerca della propria legge si intravede che l’argine allo sconfinamento della scienza, auspicato da Husserl, Heidegger e Adorno, si può dire qui finalmente innalzato.

Quando parliamo di etica moderna si tratta meno di un contenere universalistico che di un mollare la presa di uno per uno:

l’etica di ciascuno così ritrovata, sommata all’etica dei tanti, può diventare la sola barriera in grado di far vedere lo spazio di ciò che si può ancora chiamare umano contro la pervasività di un discorso, quello scientifico.

Il soggetto passa dal “conosci te stesso” che lo contraddistingue nell’etica antica al conoscere la legge del proprio fantasma, per divenire fino in fondo il “ciò che si è, dell’etica moderna”.

Una lezione del Prof. Carmelo Licitra Rosa per Uninettuno.

Pubblicato il
27 Febbraio 2023

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