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Realismo o idealismo?
Un problema cardine della filosofia occidentale: esiste un mondo oppure esiste soltanto un discorso? E quanto di questo mondo ammesso che esista arriva a essere riflesso più o meno fedelmente nel discorso che si tiene sul mondo?
La medesima questione trasposta nel campo della psiche diventa: c’è qualcosa di reale, un quid psichico ultimo, oppure lo psicologico si riduce a dispiegare delle parole più o meno lenitive e consolatorie, secondo dei costrutti più o meno efficaci?
Se esiste un mondo vuol dire che optiamo per un realismo, altrimenti questo mondo esiste solo nella mente di coloro che articolano i discorsi (idealisti).
Lo scienziato di solito è incline al realismo, un realismo tendenzialmente ingenuo, mentre lo psicologo è incline a un nominalismo non meno ingenuo.
Che legame c’è tra etica e realismo?
Lacan precisa: la posizione della psicoanalisi è quella di un realismo nel senso radicale che il termine assumeva nel Medioevo, o più propriamente, di un realismo nel senso proprio in cui si può dire che la Scienza moderna sia realista.
La scienza moderna è un discorso che organizza i sembianti secondo una logica tale che attraverso l’impossibile tocca il reale (e distrugge la natura).
I simboli sono ordinati così logicamente fino a raggiungere un punto impossibile (confini del discorso) che tuttavia permette di toccare qualcosa di reale, qualcosa che sta al di là dell’apparenza della natura.
Solo se in questo senso la psicoanalisi ha la possibilità di incidere sullo psichico altrimenti si limita a blandire.
I due principi dell’accadere psichico
Freud formula i due principi dell’accadere psichico: il principio di piacere e il principio di realtà.
Il principio di piacere, o processo primario, in Freud viene impropriamente confuso con quello che era l’edonismo della cultura classica, con una sorta di epicureismo temperato (concezione materialista, meccanicista della realtà).
Prima di Freud si pensa che c’è una rappresentazione che riflette il mondo, dopo Freud, con Lacan, la rappresentazione invece commemora il godimento originario perduto.
Il principio di piacere viene delineato da Freud come il riflusso all’indietro della quota montante di energia psichica, è l’allucinazione la soddisfazione caratteristica del principio di piacere o processo primario.
Dietro ogni sogno il suo desiderio
Questo scritto prende le mosse a partire dalla lettura del capitolo IV del libro “La luce del logos negli abissi del desiderio” di Carmelo Licitra Rosa (Edizioni Alpes, 2015). I
Non è quindi un ritorno all’edonismo temprato del mondo antico, piuttosto il principio di piacere viene delineato da Freud passante attraverso il canale adduttore che trasporta una quantità di stimoli afferenti al cervello (sistema nervoso), in questo stesso canale, quando l’energia (libido) generata dalla percezione sensoriale non trova la possibilità di esaurirsi in un comportamento, essa come un riflusso torna indietro alla via afferente.
L’energia non può imboccare la via efferente, non resta che percorrere all’indietro la via afferente.
È quindi l’allucinazione la soddisfazione caratteristica del principio di piacere o processo primario.
Quando la quantità di energia rifluisce indietro lungo la via afferente il risultato è che la stessa energia ritorna al punto di partenza (vista, udito) e viene registrata come un ingorgo che da segno di sé nel fenomeno dell’allucinazione.
Quindi il sistema alla base è alterato dal fatto che la via efferente è sbarrata, quindi l’energia anziché essere prodotta con soddisfazione dalla scarica muscolare, ritorna verso i centri di percezione.
La via efferente non viene attivata dall’ingorgo energetico, perché non c’è nulla che possa riprodurre la scarica motoria intorno all’oggetto capace di restituire la soddisfazione originaria. Non resta che percorrere la via di afflusso. Il mondo originato dal funzionamento di questo principio è un mondo costituito da soddisfazioni illusorie.
Principio di realtà
Necessitato dall’esigenza di costituire un mondo, si sviluppa come un’aggiunta di indicatori supplementari intorno ai tratti illusori generalizzati, un’aggiunta di tratti in grado di specificarne alcuni come “realistici”.
Potrebbe essere considerato come una messa alla prova di questa realtà allucinata, dell’esperienza in quanto fondamentalmente allucinata. Quindi con Freud il principio di piacere ha un esistenza illusoria. Passiamo quindi da una prospettiva in cui i simboli sono una rappresentazione del mondo, a una in cui i simboli sono una commemorazione del mondo.
Il mondo desostanzializzato, quale risulta – o residua – dopo Freud ha dunque per il suo perno in un’etica non più in un’ontologia.
Una lezione del Prof. Carmelo Licitra Rosa per Uninettuno.
Dottore in Psicologia, Facilitatore in Mindfulness (ric. IPHM), Master DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), Master in Sessuologia Clinica, Master in Linguaggi della Psiche, Conoscitore in psicosomatica, Poeta, Studioso di filosofia e psicologia del profondo