Come nasce l'angoscia?
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Il reale che genera angoscia

Lo strutturalismo di Lévi-Strauss come struttura autosufficiente al di sopra del soggetto

Lévi-Strauss è stato uno dei più grandi antropologi del ‘900, ripreso da Lacan per le sue ultime teorie.

Lacan promuove il concetto di ragione psicoanalitica in rapporto alla dicotomia messa in tensione da Lévi-Strauss fra ragione analitica (scienza) e ragione dialettica (filosofia, esistenzialismo sartriano).

Lévi-Strauss è in polemica con Sartre, Lacan propone la terza via della ragione psicoanalitica.

Cos’è la ragione analitica per Lévi-Strauss?

Per Lévi-Strauss innanzitutto si dà il mondo, poi su questo mondo così inteso nella sfera umana, si tiene un certo discorso, questo discorso ha due proprietà essenziali:

  • il primato del discorso sul mondo, come sovrapposizione della struttura del discorso sul mondo. Il mondo nella sua consistenza è un dato di fatto, su questa consistenza si adagia un discorso sul mondo tenuto dall’uomo che però ha un primato.
  • l’omogeneità, questo discorso che si tiene sul mondo sovrapponendosi al mondo ha una certa omogeneità con questo mondo cui si sovrappone

Su questo punto Lacan è critico, parla di un assunto abusivo, la ragione analitica intesa da Lévi-Strauss con le due proprietà di cui sopra, avente alla base da una parte la riesumazione di un certo materialismo meccanicistico del XVII secolo, dall’altra l’omologia arbitraria e ingiustificata tra struttura del discorso e struttura della materia; secondo Lacan tutto ciò sarebbe da dimostrare.

Se la struttura del discorso sovrastante raddoppia a priori la struttura della materia sottostante, allora, dato che la materia è permanente e immutabile nel tempo, parimenti stabile e immutabile nel tempo dovrebbe essere il discorso.

Lévi-Strauss tenta di dimostrare come non via sia alcuna differenza tra il discorso dello scienziato sulla natura e il discorso della magia sulla natura.

Lacan obietta che è arduo sostenere questa invarianza di fondo del discorso e altrettanto problematica è l’idea di Lévi-Strauss. Tra il mago e lo scienziato vi è un fossato incolmabile, il fossato di una temporalità che non può essere del tutto estromessa.

La ragione analitica di Lévi-Strauss si oppone alla ragione dialettica di Sartre.

La ragione dialettica nella sua opposizione radicale alla ragione analitica

C’è una sorta di evaporazione del substrato materiale posto da Lévi-Strauss come base imprescindibile del discorso.

Nella “Critica della ragione dialettica”, per Sartre non c’è altra realtà se non la realtà che viene provvisoriamente posta dal discorso storico che si sta svolgendo in quel determinato momento di verità storica. Satre riprende Hegel nella filosofia esistenzialistica.

Abbiamo quindi due temporalità differenti, da una parte abbiamo la temporalità placida di Lévi-Strauss (statica, immutabile, perenne che porta a minimizzare le differenze tra mago e scienziato), dall’altra una temporalità contrapposta di tutt’altro ordine una sorta di desostanzializzazione del mondo, ad opera di Sartre, poiché qui non c’è altra qualità se non quella interamente riassorbita dalla dialettica stessa.

La dicotomia realtà/discorso può essere riformulata nella dicotomia mondo/scena (teatro), quello che era il mondo immobile e statico di Lévi-Strauss di cui la scena era una riproduzione più o meno statica con leggere varianti, con Sartre si riduce ad essere il mondo in quanto messo in scena, quindi dissolto nella sua consistenza.

Quindi con Lévi-Strauss si mette in scena un mondo con i suoi contorni e la sua tangibilità, quello che si mette in scena con Sartre è il mondo risolto alla sua messa in scena.

Il mondo di Sartre si riduce alla serie dei differenti allestimenti che nel corso del tempo sono stati realizzati della messa in scena del mondo (Lacan).

La messa in scena in se stessa a fatto sorgere l’illusione del mondo, queste messe in scena nel tempo sono come allestimenti di teatro che nel magazzino subentrano uno all’altro.

Con la ragione dialettica la scena avanza sul mondo e il mondo si diluisce nella scena.

La ragione psicoanalitica giustificata dall’esperienza dell’angoscia

La terza via di Lacan: la ragione psicoanalitica, profila un superamento della dicotomia tra ragione analitica e ragione dialettica.

La ragione psicoanalitica secondo Lacan combina le due prospettive: da un lato c’è un movimento razionale che dissolve qualsivoglia realtà di base preesistente (e questo sarebbe ciò che resta del precedente annientamento operato dalla ragione dialettica).

Questo primo movimento è il movimento con cui Lacan si allinea a Sartre, così come la cultura europea (da Cartesio al binomio mondo/rappresentazione).

In un secondo movimento si reintroduce qualcosa di questa realtà elisa (Sartre) che non è più realtà a priori come in Lévi-Strauss, ma una realtà a posteriori, al di là o a valle della struttura stessa.

Fino a un certo punto con Lacan è d’accordo con Sartre che il mondo si riduce alla collezione degli allestimenti di messa in scena sul mondo, perché egli non è d’accordo con Lévi-Strauss sulla sussistenza di una realtà preesistente sulla quale si andrebbe a disporre un certo discorso razionale, tuttavia reintroduce un brandello di realtà a valle come conseguenza della struttura stessa.

Questo pezzo di realtà (reale) disturba l’impeccabile funzionamento della struttura quale è presentato da Lévi-Strauss.

Nella pretesa di Lévi-Strauss di ridurre l’illusione totemica si annullano le distanze tra passato e presente (scienziato-mago), malgrado questa operazione di Lévi-Strauss non per questo è liquidato il pathos che regna nell’esperienza umana.

Lévi-Strauss avrebbe la pretesa di sradicare il pathos da un mondo perfettamente strutturato, dominato dalla ragione analitica.

Ma il pathos è inscindibile dall’esperienza umana, tuttavia per potergli dare diritto di cittadinanza occorre fare spazio a questo pezzo di reale non a priori, ma a valle, ritagliato dall’apparecchio strutturale e rispetto al quale il pezzo si configura come resto o come scarto; una scoria che perturba la tranquilla placidità dell’universo di Lévi-Strauss.

Quest’oggetto, che è da distinguersi dall’oggetto epistemologico o conoscibile, è il solo a cui possa essere ricondotta l’angoscia e il pathos che permea l’esperienza umana, molto lontana come tale da quell’esperienza regolata e scandita quale la vorrebbe Lévi-Strauss.

Per fare posto a questo scarto Lacan postula una riforma radicale dell’estetica trascendentale kantiana.

L’estetica trascendentale è una sezione della Critica della ragione pura, quell’opera che segna le linee portanti della conoscibilità dell’epoca moderna dominata dalla scienza. Per poter situare questo scarto, rendendolo accessibile e concepibile è necessaria una riforma dell’estetica trascendentale che non prevedeva questo nuovo oggetto, che ora si colloca a valle dell’effetto della struttura che perturba la tranquillità della struttura.

Nella riforma dell’estetica trascendentale kantiana quest’oggetto deve essere pensato come un resto da afferrare e circoscrivere nella conseguenza di una formalizzazione rigorosa.

Dal ricalcare al contornare

Con la ragione psicoanalitica di Lacan, si delinea un approccio strutturato che, accantonata la pretesa della ragione analitica di ricalcare un reale, preesistente già strutturato, si spinga fino al limite estremo di contornare il reale che resta a valle della struttura, il solo reale a poter essere concepito e ammesso.

La ragione psicoanalitica spiega il fatto che il rapporto dell’uomo con il mondo sia un pathos insopprimibile.

I mezzi di questa razionalità che produce lo scarto sono topologici, la topologia è la componente che Lacan dice deve essere integrata all’estetica trascendentale kantiana per poter concepire questo oggetto scarto.

Pubblicato il
23 Maggio 2023

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