La dimensione della verità
In “La Scienza e la Verità” Lacan supera la tradizionale distinzione tra “Scienze della natura” e “Scienze dello spirito” per approdare all’unicità di un modello di discorso, il discorso scientifico, fondato sull’unicità del soggetto della scienza.
Il soggetto della scienza costituisce il retaggio della svolta cartesiana nella nostra cultura, magia, religione e psicoanalisi identificano tre campi in cui al soggetto è concesso un certo rapporto con la verità.
Ciò giustificherebbe uno schema in cui collocare da un lato tutti i tre questi campi e da un lato il campo il scientifico. Il rapporto del soggetto con la verità è come di un effetto con la sua causa, rapporto negato dalla scienza, ma sostenuto dalla magia e dalla religione. Si tratta di trovare un elemento unificatore di questi campi, tale elemento sarebbe nella valorizzazione del soggetto uscito dal cogito nella sua tensione verso la verità. Tale rapporto tra soggetto e verità è l’equivalente tra causa (verità) e effetto (soggetto).
Se però da un lato magia e religione hanno in comune con la psicoanalisi queste proprietà di sostenere il rapporto del soggetto con la verità, dall’altro se ne discostano per la semplice ragione che esse incarnano la modalità tipica di rapportarsi con la verità da parte del soggetto prima dell’epoca scientifica. Dopo l’avvento della scienza moderna, la psicoanalisi sarebbe il modo di sostenere questo rapporto prima sostenuto da religione e magia.
Il soggetto della scienza e il soggetto che soffre
Occorre differenziare il soggetto della scienza dal soggetto che soffre. Sappiamo che la verità della sofferenza nevrotica è di avere la verità come causa: sappiamo cioè che la verità della nevrosi è di essere pungolata da una verità nascosta, posta in posizione causale.
Il nevrotico in definitiva ha una necessità impellente di risolvere il suo rapporto con la causa e per questo può approfittare delle soluzioni offertegli dalla magia o dalla religione (modalità di sostenere il rapporto del soggetto con la sua causa).
Occorre individuare tra tutte e quattro queste aree delle differenze nette, precise, e soprattutto di carattere strutturale.
In tal modo Lacan avversa risolutamente quelle tendenze, proprie della cultura degli anni Sessanta, volte a stemperare le avversità tra questi quattro campi. Lacan abbinerà:
- la magia con la causa efficiente
- la religione con la causa finale
- la scienza con la causa formale
- la psicoanalisi con la causa materiale
Una quadripartizione delle cause ereditata da Aristotele e costruisce uno schema che gli consente di effettuare una ripartizione precisa tra i quattro campi.
In altri termini, dato che la psicoanalisi intrattiene con la verità come causa un rapporto specifico e diverso comunque da quello della religione, della magia o della scienza, l’analista deve attenersi strettamente a quello.
La tesi di Lacan è che nella magia il significante della natura è “mobilizzato metaforicamente” dal significante dell’incantesimo. Aggiungendo un significante appropriato che generi retroattivamente un effetto di significazione equivalente. Anche il sintomo può essere letto come una sorta di precipitato metaforico mobilizzato dal significante dell’incantesimo che aggiuntosi retroattivamente permette di far sorgere un effetto di significazione e quindi di diluire la condensazione di una metafora la quale in una forma rappresa (ultra condensata) sosteneva la medesima significazione che invece l’aggiunta diacronica di un ulteriore significante diluisce, spalma, orizzontalmente rendendo inutile, superflua, la sussistenza della metafora come meccanismo condensatore, perciò sciogliendola, risolvendola, guarendola, come se fosse una atto magico.
La natura su cui si interviene nelle civiltà magiche è una natura già culturalizzata secondo schemi che prevedono già l’atto magico come modalità di controllo attuata con mezzi simbolici su questo stesso ordine simbolico. Essendo quindi una natura simbolizzata e culturalizzata, è già una natura propensa ad accogliere e ricevere un atto in grado di modificare la sua cornice, la sua organizzazione di fondo.
Contiguità tra verità in quanto rimossa e il sapere in quanto velato
Sempre a proposito della magia Lacan può parla di una “riduzione che trascura il soggetto”, ciò risalta particolarmente in quell’elemento che è la condizione essenziale del rituale magico: il soggetto sciamano fondamentale al rituale.
Lo sciamano infatti è parte della natura ed il soggetto che a lui si rivolge per sottoporsi ad una pratica magica “deve anch’egli ritagliarsi in questo supporto corporeo”.
Si tratta quindi per amebedue di un rapporto con il corpo incompatibile con il soggetto della scienza. Tanto la magia quanto la religione sono modalità di rapporto del soggetto con la verità, ma al di qua, prima, del cogito cartesiano. Intatti sia lo sciamano che il soggetto sono eclissati entrambi come soggetti cartesiani e identificati come corpo, settore, della natura.
L’azione magica dello sciamano rappresenterebbe la domanda dell’Altro. La domanda dell’Altro che deve riuscire a fornire i significanti idonei a mobilizzare i significanti rimossi della domanda del soggetto, appunto il meccanismo che scongela la condensazione metaforica.
Se la domanda dell’Altro (lo sciamano) sa aggiungere il significante adatto al significante enigmatico del sintomo, si può ottenere un effetto di significazione, equivalente a quello prodotto dalla metafora, e si può liberare così il senso-desiderio da essa portato (l’orizzontalità rende inutile, superflua il mantenimento di una struttura sincronica verticale, poiché il senso che in questa struttura è condensato si diluisce orizzontalmente). Il risultato è che la metafora diventa superflua, il sintomo sparisce e il desiderio liberarsi.
È così che intende Lacan quando dice che la magia la domanda dell’Altro, cioè l’azione magica, è efficace solamente se riesce a mettersi in risonanza con il desiderio del Soggetto.
L’azione magica ha come causa una verità rimossa, e tale verità, come causa rimossa, agisce come causa efficiente.
Il significante rimosso sotto la barra della metafora blocca il significante sovrastante e in questo senso si può dire che il rimosso causa, causa del perdurare dell’altro significante e quindi di un certo fenomeno sintomatico.
Il sapere dello sciamano è un mistero, deve cioè rimanere velato, come se ciò fosse una condizione indispensabile per la buona riuscita dell’operazione. Nella trasmissione delle virtù e della competenza del mago a nuovi ministri prevale un analogo mistero: un alone di oscurità avvolge infatti la dispensazione del sapere agli aspiranti stregoni.
Osserviamo a margine che in tal modo abbiamo istituito una sorta di contiguità tra verità in quanto rimossa e sapere in quanto velato: contiguità giustificata dal fatto che c’è un sapere nella verità, anche se non tutta la verità è sapere.
Una lezione del Prof. Carmelo Licitra Rosa per Uninettuno.
Dottore in Psicologia, Facilitatore in Mindfulness (ric. IPHM), Master DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), Master in Sessuologia Clinica, Master in Linguaggi della Psiche, Conoscitore in psicosomatica, Poeta, Studioso di filosofia e psicologia del profondo