Questo articolo riporta il titolo omonimo del Corso di Alta Formazione promosso da AIRP Livorno dal 21 Gennaio al 09 Dicembre 2023: un corso in ricordo di un maestro: prof Giuseppe Maffei, un Master ad approccio multidisciplinare teorico, clinico, esperienziale strutturato in 11 giornate per un totale di 76 ore di formazione professionale e sviluppo personale.
In questo articolo
Una personale suggestione rispetto ai linguaggi della psiche
“Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni”
(William Shakespeare, La Tempesta, Atto IV)
07 novembre 2023
Mi trovo a fare una passeggiata con la mia famiglia e alcuni genitori, in una prato un grande robot colorato desta l’attenzione di tutti. Parlo con mia sorella di alcuni ortaggi gestiti tramite le tecnologie della scienza.
10 novembre 2023
Guardo un film, due donne sono sedute sul seggiolino di un piccolo aeroplano ad elica. L’aereo sorvola una zona boschiva che ricorda la foresta amazzonica, un bellissimo paesaggio. La donna più adulta si accorge che il pilota si è addormentato e l’aereo sta precipitando verso l’acqua. Fortuna vuole che il veicolo al momento della discesa si trovasse soltanto a qualche metro dalla superficie dell’acqua. Quando l’aereo cade nell’acqua una delle donne si trasforma in sirena e salva l’altra.
Da dove provengono questi scritti?
Da frammenti di film?
Sono forse stralci di libri?
Storie inventate?
Sono ricordi, ricordi di ciò che resta di sogni notturni.
Immagini trascritte, che già nell’atto del trascriversi perdono qualità sensibili e sovrasensibili, aspetti che rimarranno per sempre sconosciuti. Possiamo dire che accade qualcosa di simile durante il passaggio di una traccia audio da una fonte analogica, come il vinile, ad una digitale come l’mp3, inevitabilmente nel comprimersi del formato anche si perde qualcosa.
Così nel passaggio dal sogno, alla veglia, alla trascrittura qualcosa si perde, decade, cade dimenticato. Viene da pensare che se il sogno fosse stato trascritto a mano, forse qualcosa di più si sarebbe conservato, ma i tempi sono cambiati e anche i linguaggi con i loro supporti non fanno eccezione.
Di questo sembrano parlare i tre sogni, di linguaggi e di tecnologie diverse.
Un robot, un’automa, che cattura l’attenzione in quanto “colorato” per questo “animato”, o di ortaggi, natura, manipolati dalla tecnologia per farli apparire, forse anche essere, migliori, più buoni, più duraturi.
La psicologia analitica vede il sogno come fenomeno psichico assolutamente neutro, esso è spontanea natura che spesso aiuta la psiche a compensare le deficienze delle veglia. La limitatezza di una coscienza che va percependo un reale solo nella forma mediata dei cinque sensi. Porte, canali percettivi che a loro volta come l’mp3 comprimono l’informazione che alle volte viene perfino distorta dal nostro “supposto sapere” per usare un’espressione cara a Lacan, oppure dall’arroganza, dalla hybris del nostro Io.
Il sognare, per chi ricorda di sognare, rappresenta quell’attività della psiche che ci tiene agganciati al mondo e al normale scorrere delle cose, all’armonia intrinseca, ove persino un incubo (incubo da incubare, covare) ha il suo significato criptato dal linguaggio onirico.
I greci usavano due diverse accezioni per indicare il termine parola, una era logos (discorso), l’altra era mythos (racconto).
Al pensiero razionale il discorso, a quello irrazionale il racconto, e proprio a questa contesa sembrano alludere i tre sogni raccolti in un mese di novembre di un anno che è il 2023.
Il logos ci dice che siamo proprio qui, nel novembre 2023, eppure il mythos, il racconto, sembra non essere influenzato dal tempo, il mito sembra ostinarsi nell’indicare che il destino dell’essere umano non cambia, nonostante il trascorrere di millenni; per questo Ananke (la necessità) è raffigurata come un serpente che stritola, avviluppa e blocca, Chronos (il tempo).
Tempo che c’è prima, che è ora, tempo che sarà; ma quale tempo?
Fuori dal dominio, oltre i confini dell’umanità, esiste il tempo?
Là alla sorgente di ogni sogno, esiste il tempo?
Fuori da queste parole, da questo linguaggio, esiste il tempo?
Dacché abbiamo un corpo che nasce, cresce e muore, possiamo a rigor di logica credere che il tempo esista, e questo vale non solo per l’essere umano, ma per ogni corpo vivente e non.
Noi umani abbiamo coscienza di questo fatto della morte e abbiamo imparato a dircelo, misurando il vivere con “il tempo che ci è dato”. L’animale non lo sa, non gli occorre il tempo, l’animale è nel tempo.
Dunque il pensiero razionale ci dice che siamo qui e ora, davanti a un computer a scrivere, ma chi c’è davvero davanti a questo computer?
A Polifemo che gli chiede «Chi sei? Come ti chiami?» Ulisse risponde: «Nessuno».
Non è questo il nostro dramma?
Ci aggrappiamo alle parole come fossero steccati, per stare in piedi e non cadere nel baratro, oppure cerchiamo con affanno parole speciali, parole capaci di farci volare oltre il baratro, immagini che così ci attraversano per destino sia loro che nostro.
È il laborioso spirito del tempo che ora parla di robot, ora di ortaggi, ora di tecnologie, lo spirito del profondo invece resta muto in quel silente spazio interstiziale tra le parole.
Allora con che linguaggio possiamo aiutarci alla vita?
Che parole oggi ci servono per vivere?
Forse un’indicazione ci può essere offerta dal terzo sogno, ove un pilota (l’Io) giunto in Amazzonia si deve fare da parte: ha condotto l’aereo fin sopra la foresta e lo ha portato vicino all’acqua (inconscio) qui finisce la sua missione e si addormenta; esce di scena. L’aereo precipita nell’acqua, ma non c’è schianto, una delle due donne (il femminile) si trasforma in sirena e salva l’altra. La soluzione sembra quella di decentrarsi un poco, farsi da parte, affinché altre forze psichiche (daimon) possano esprimersi donandoci possibilità trasformative: la donna diventa sirena.
Una poesia dal titolo: un’immagine
Immagina adesso di trovarti di fronte ad un lago ghiacciato
il ghiaccio è trasparente, cristallino
dal fondo del lago una luce promana
irradia oltre il fondo oscuro
Immagina adesso di guardare in profondità
la luce oltre la terra, aldilà del fondo oscuro
la luce emanandosi
proietta sulla superficie ghiacciata
un reticolo di forme
Immagina adesso di vedere
nitidamente il reticolo
proiettato dal fondo oscuro
Immagina adesso di allontanarti un poco
non è un reticolo
è un’immagine
è l’idea di un’immagine
proiettata dal fondo oscuro
proiettata da una luce aldilà
Immagina adesso di trovare nelle tue tasche
vetrini colorati
alcuni di questi combaciano perfettamente
sul vuoto del proiettato
altri no
Immagina adesso che intorno a te
persone altre ti facciano dono di altri vetrini
alcuni combaciano perfettamente
sul vuoto del proiettato
altri no
Immagina adesso di vedere intorno a te
persone altre che come te fanno lo stesso gioco
scambiandosi vetrini colorati
Immagina adesso che dovrai recarti altrove
a cercare altri vetrini colorati
e che tornerai con costanza a provarli tutti
sul vuoto del proiettato
Immagina adesso che un giorno
avrai completato il mosaico
e potrai ammirare la luce che hai colorato
sul vuoto del proiettato
Immagina adesso
…Aver cura delle parole è un modo per aver cura di sé
Dottore in Psicologia, Facilitatore in Mindfulness (ric. IPHM), Master DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), Master in Sessuologia Clinica, Master in Linguaggi della Psiche, Conoscitore in psicosomatica, Poeta, Studioso di filosofia e psicologia del profondo