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CIPA: Psicoanalisi e stati primitivi/creativi della mente

Consiglio la visione di questo ottimo contributo pubblicato sul canale youtube del CIPA

Qui la trascrizione del video:

Introduzione e Saluti

Allora, io saluto tutti e soprattutto i nostri due autori di questo magnifico libro, che è stato poi il motivo per cui abbiamo organizzato questo evento e questa tavola rotonda. Il libro, credo che ormai lo conosciate tutti, si intitola “Spaventose Simmetrie: Psicoanalisi e stati primitivi creativi della mente”. È un libro davvero molto, molto bello e interessante.

Abbiamo qui presenti gli autori, il dottor Mauro Manica e la dottoressa Maria Grazia Oldoini, entrambi psichiatri e psicoanalisti freudiani, membri dell’IPA. Hanno fatto molte pubblicazioni, studi e lavori molto interessanti che spaziano dalla psicoanalisi all’arte e anche alla musica. Il dottor Manica ha scritto “Musica della psicoanalisi”, un modo di intendere la psicoanalisi come il centro di una serie di possibilità di apprendimento e di saperi, proprio perché la relazione con il paziente ci mette di fronte a molte esigenze e conoscenze.

Il dottor Manica ha anche ricevuto il Premio Tycon, un premio internazionale dell’IPA, quindi entrambi sono una garanzia di approfondimento anche per noi che stiamo qui ad ascoltare. Ovviamente ringrazio anche tutti i partecipanti del CIPA, vedo moltissime persone collegate. In particolare, ringrazio Ivari Invasi e Marco che ha voluto presentare lui stesso un approfondimento di un aspetto di questo libro di cui parliamo oggi, e ringrazio anche Francesco Sirano, collegato anche lui, che ha voluto studiare un aspetto del libro per poi riferirci le sue impressioni.

Introduzione alla Tavola Rotonda

Intanto volevo dire proprio due parole per introdurre la tavola rotonda, cioè quello che i due autori così preparati e importanti ci diranno. Questo è un bel libro, molto interessante, che si colloca all’interno di una tradizione scientifica psicoanalitica e letteraria, suggerendo nuove e moderne ricerche. Si dice che, pur nel variare della specificità strutturale con cui si rappresentano, i temi trattati nel libro sono riferibili a vicende umane vissute del destino collettivo o personale.

Nella prima parte del libro vengono descritte simmetrie sorprendenti tra sogni, fantasie, vissuti inconsci, realtà e rimozioni, incontri tra i grandi teorici dei processi mentali come Freud, Jung, e Bion. Dal passato, queste opere conducono a riflettere sulle possibilità conoscitive del loro lascito scritto, che forse non sono ancora del tutto emerse. Mion ha scritto, riferendosi alla poesia di Blake, che le “Spaventose Simmetrie” sono quelle della poesia di Blake. Non riferendosi a questa poesia, dice che la psicoanalisi è solo una striscia nel mantello della tigre.

Approfondimenti e Citazioni

La seconda parte del libro sembra ispirarsi all’affermazione di Blake: “L’immaginazione non è uno stato mentale, è l’esistenza umana stessa”. Ozdogan riferisce che scrisse una nota, probabilmente mentre si dedicava alla stesura di “Apprendere dall’esperienza”, a proposito della lettura, considerandola un’esperienza da vivere e da cui apprendere. Dice: “Il libro avrà fallito il suo scopo per il lettore se non diventerà un oggetto di studio e la sua stessa lettura un’esperienza emotiva”. È proprio su questo che leggendo il libro di cui parliamo si riflette, ispirandoci creativamente a più teorie nella polifonia dell’ascolto con il paziente.

La preoccupazione psicoanalitica primaria di cui scrive Manica consente di aggiornare in un campo analitico continuamente rigenerato soggiornandovi. Io avrei finito dicendo la parola grazie.

Ringraziamenti e Introduzione degli Autori

Funziona così: innanzitutto ringrazio Anna per la bellissima e direi anche toccante introduzione, ringrazio Michele Accettella e il Centro di Psicologia Analitica di Nidi di Roma per questo invito. A me e Maria Grazia fa sempre piacere avere degli scambi con i colleghi junghiani e con il pensiero di Jung, con cui via via negli anni abbiamo sviluppato un dialogo che per qualche verso è anche un dialogo privilegiato.

Volevamo presentare oggi qualcosa di un po’ nuovo a partire da “Fearful Symmetry”, che è un’estensione e uno sviluppo di “Fearful Symmetry”. Ci occuperemo di una spaventosa simmetria che coinvolge paziente e analista, una simmetria tra uno stato primitivo della mente, rappresentato ad esempio dalla trasformazione in allucinazioni, e un funzionamento creativo della mente, che è il sogno. Questo sarà il filo conduttore del nostro discorso, e poi avremo il piacere di riconfrontarci con i vostri pensieri sulle spaventose simmetrie per imparare.

Citazioni e Riflessioni

Il mio discorso partirei da quattro citazioni. La prima è di Shakespeare: “Il sonno, il sogno, riavvia la matassa scompigliata dell’affanno”. La seconda è di Jung: “La psicologia e religione”. Dice Jung: “Dubito molto che si possa pensare il sogno come qualcosa di diverso da quello che appare. Mi sento piuttosto incline a citare un’autorità ebraica: il Talmud, ove è detto che il sogno è la sua propria interpretazione. In altre parole, io prendo il sogno per quello che è: un fenomeno naturale e non c’è ragione di credere che sia un’abile artificio inventato allo scopo di farci sbagliare. Il sogno sopravviene quando coscienza e volontà sono spente, senza contare che, data la nostra quasi completa ignoranza della psicologia del processo onirico, dobbiamo usare moltissima prudenza nell’introdurre nella spiegazione elementi estranei al sogno stesso”.

Bion dice: “Io intendo che il materiale conscio deve venire sottoposto al lavoro del sogno per renderlo idoneo ad immagazzinamento, alla selezione, e alla trasformazione dalla posizione schizzo-paranoide a quella depressiva”. Freud dice: “Aristotele afferma che il sogno è il modo in cui la nostra psiche lavora durante lo stato di sonno. Io dico che è il modo in cui funziona quando è sveglia”. L’ultima citazione è di Auden: “Il sognare è la forma più libera, più inclusiva e più profondamente penetrante di lavoro psicologico di cui sono capaci gli esseri umani, realizzato attraverso una conversazione tra diversi aspetti della personalità”.

Limiti della Psicoanalisi e Processi Psichici

Nel settimo capitolo dell’”Interpretazione dei sogni”, Freud intuisce e sottolinea un limite nella tecnica della psicoanalisi e nella teoria, quando di fronte ai possibili fallimenti dei processi di simbolizzazione, tanto nel sonno quanto nella veglia, la psicoanalisi si trova a confrontarsi con aspetti simbolici o non ancora simbolizzabili del funzionamento mentale primitivo. Dice Freud: “Finora ci siamo preoccupati soprattutto di sapere in che cosa consiste il senso segreto dei sogni, per quale via lo si rintraccia e di quali mezzi si sia servito il lavoro onirico per celarlo. Al centro dei nostri interessi stavano i compiti dell’interpretazione. Soltanto dopo aver messo da parte ogni riferimento al lavoro di interpretazione possiamo accorgerci quanto sia rimasta incompleta la nostra psicologia del sogno. Finora tutte le strade che abbiamo percorso portavano alla luce, alla spiegazione, alla comprensione piena, ma d’ora in avanti, dal momento in cui decidiamo di penetrare più a fondo nei processi psichici del sogno, tutti i sentieri sfoceranno nel buio”.

Il buio a cui allude Freud sembra costituirsi come una memoria del futuro, anticipando e fondando le premesse per la ricerca psicoanalitica successiva, quella di Bion per esempio, quando integra al modello pulsionale freudiano la teoria kleiniana delle relazioni d’oggetto nel tentativo di esplorare quel buio attraverso la formulazione di una concezione intersoggettiva della mente. In questo senso, la mente non solo verrebbe concepita come un teatro di relazioni tra oggetti e parti del sé, ma sarebbe anche una struttura essenzialmente duale che ha bisogno di un’altra mente per potersi sviluppare, come una sonda capace di espandere il campo che esplora.

Introduzione alla Memoria del Futuro

Il buio a cui allude Freud sembra costituirsi come una memoria del futuro, anticipando e fondando le premesse per la ricerca psicoanalitica successiva, quella di Bion per esempio, quando integra al modello pulsionale freudiano la teoria kleiniana delle relazioni d’oggetto nel tentativo di esplorare quel buio attraverso la formulazione di una concezione intersoggettiva della mente. In questo senso, la mente non solo verrebbe concepita come un teatro di relazioni tra oggetti e parti del sé, ma sarebbe anche una struttura essenzialmente duale che ha bisogno di un’altra mente per potersi sviluppare, come una sonda capace di espandere il campo che esplora.

L’Ambito delle Ricerche di Bion

Bion in sostanza sembra ampliare l’ambito delle ricerche freudiane e offrire ulteriori chiavi per la comprensione dei disturbi primitivi del pensiero, aprendo nuove prospettive per la teoria e per la tecnica psicoanalitica. In realtà, la ricerca bioniana si spinge oltre, ponendosi il problema di come raggiungere anche quelle condizioni della clinica in cui il paziente non sia neppure in grado di compiere un lavoro associativo o addirittura un lavoro verbale.

L’Inconscio Inconoscibile

Così, accanto all’inconscio illuminato dalla fiamma simbolica dell’altro, Bion sembra pensare anche a un inconscio inconoscibile o almeno non ancora conosciuto perché non ancora generato dall’esperienza, dall’incontro dell’esperienza proto-mentale del bambino con quella dell’inconscio materno. Accanto all’inconscio ereditato dalla filogenesi, potrebbe esistere allora un inconscio ontologico che non è dato e che si crea nel legame della relazione tra ambiente e bambino, allo stesso modo in cui può crearsi nella relazione tra paziente e analista.

Limiti della Psicoanalisi di Freud

Freud, in un primo tempo, in una nota a margine dell’interpretazione del celebre sogno dell’iniezione a Irma, aveva fatto riferimento a qualcosa di inconoscibile quando aveva osservato: “Sento che l’interpretazione di questo punto non si è spinta fino a raggiungere ogni significato celato. Ogni sogno ha per lo meno un punto in cui esso è insondabile, quasi un ombelico attraverso il quale è congiunto all’ignoto.”

Evoluzione della Teoria del Sogno

Anche nel settimo capitolo dell’”Interpretazione dei sogni”, Freud aveva ribadito: “Anche nei sogni meglio interpretati è spesso necessario lasciare un punto all’oscuro, perché nel corso dell’interpretazione si nota che in quel punto ha inizio un groviglio di pensieri onirici che non si lascia sbrogliare ma che non ha nemmeno fornito altri contributi al contenuto del sogno. Questo è l’ombelico del sogno, il punto in cui esso affonda nell’ignoto.” Nonostante queste profonde intuizioni, però, nell’opera di Freud la teoria del sogno è rimasta sostanzialmente invariata.

Il Contributo di Melanie Klein

Melanie Klein, in un’epoca ancora contemporanea al maestro, per quanto ritenesse che occorreva analizzare il gioco infantile nel modo in cui Freud ci ha insegnato a trattare il linguaggio dei sogni, ha inaugurato anche un nuovo modello metapsicologico che avrebbe progressivamente cambiato le modalità di accostarsi al testo onirico, ricorrendo a interpretazioni sempre più sature e codificate, a detrimento di quegli aspetti di narrazione imprevedibile, necessari e costitutivi del pensiero freudiano.

La Funzione Creativa del Sogno

Con Bion, successivamente, il sogno prenderà un nuovo respiro creativo all’interno della coppia analitica, nella specifica funzione di trasformare le esperienze emotive della veglia in pensiero del sogno e di dare continuità alla vita mentale. Il sogno, in questo senso, conserva un ruolo di materiale speciale nel processo psicoanalitico, costituendosi da una parte come l’oggetto di un lavoro interpretativo aperto, insaturo a un livello ermeneutico, e dall’altra parte come l’epifenomeno del funzionamento psichico del sognatore a un livello epistemologico.

Livello Intrapsichico del Sogno

Non esiste però soltanto il livello intrapsichico del sogno. Il sogno fotografa, accanto all’apparato psichico del sognatore, anche lo scenario della relazione analitica. È inserito cioè in una logica relazionale e sono noti i legami che il sogno instaura a livello interpersonale o transgenerazionale, come ad esempio nel caso dei discendenti di persone sopravvissute all’Olocausto che sognano al posto dei loro genitori le persecuzioni naziste.

Funzione del Sogno nel Processo di Cura

Queste considerazioni richiamano la funzione che il sogno può arrivare a svolgere nel processo di cura, e che Didier Anzieu ha metaforizzato nel concetto di involucro psichico: una struttura che verrebbe a comprendere sia gli aspetti di funzionamento del paziente sia del setting sia gli aspetti del controtransfert. Il sogno può dunque essere il risultato di un processo di simbolizzazione che nasce dall’incontro tra paziente e analista e che consente un tentativo di elaborazione della relazione oggettuale e delle angosce che l’hanno accompagnata.

Il Sogno Non Sognato

Il sogno non sognato rimanda invece a una situazione più indifferenziata e fusionale di relazione con la madre, la cui assenza coincide con lo smarrimento dell’Io del soggetto. La stessa assenza del sogno è indicativa della scomparsa di un contenitore. Attraverso il filtro bioniano, però, l’attenzione agli stati più primitivi e indifferenziati della mente ha condotto la psicoanalisi a transitare verso una diversa concezione del sogno e del sognare.

Creazione dell’Inconscio

Siamo così arrivati a considerare come il sogno non possa più essere inteso solamente nella versione riduttiva di “via regia” per accostare l’inconscio, ma abbiamo imparato a pensare che sia il sogno stesso a creare l’inconscio, perlomeno nel senso in cui è la funzione alfa della madre a generare l’inconscio del bambino. Il modello è quello di una relazione contenitore-contenuto in cui, tanto quanto il sogno sviluppa l’inconscio, altrettanto l’inconscio sviluppa il sogno.

Revisione della Concezione Freudiana

Inevitabilmente, l’inconscio bioniano è una rivisitazione dell’inconscio di Freud. Bion scrive: “L’inconscio è la principale forza interna all’inconscio e non le pulsioni libidiche o di morte o aggressive. L’inconscio rappresenta l’assoluta verità sulla realtà ultima, l’infinito, i sistemi infiniti, il caos, le pro-concezioni innate, la circostanza pura o la vita prima di codificarla.”

Psicoanalisi Neuro-Evolutiva

Nella diversa prospettiva di una psicoanalisi neuro-evolutiva, anche Schore propone un’ulteriore versione dell’inconscio e dice che, piuttosto che essere un calderone di pulsioni non addomesticate, è un coerente sé implicito, la sede degli affetti, il generatore del significato emozionale. Diviene allora evidente come le condizioni di sogno non sognato richiedano che al lavoro sul contenuto e all’interpretazione sistematica del transfert dell’inconscio venga anteposta l’attenzione allo sviluppo dei contenitori.

Regolazione del Sé Implicito

La regolazione di questo sé implicito, generatore di significati emozionali, si pone così al centro della psicoanalisi attuale, poiché l’assenza di un sogno che funzioni da involucro psichico richiede che la ricostruzione dell’identità del paziente avvenga attraverso esperienze affettivo-sensoriali che appartengono a un’area di non pensabilità immediata e che troveranno poi, nelle tracce mnestiche, un primo abbozzo di rappresentazioni di pensiero.

L’Evoluzione del Pensiero Psicoanalitico

Freud aveva fondato il funzionamento della mente su una dinamica prevalentemente proiettiva. Sarà poi la prospettiva kleiniana, considerando i processi di scissioni dell’abitazione primaria e l’invenzione geniale del concetto di identificazione proiettiva, a spostare il vertice da un funzionamento puramente proiettivo della mente a un funzionamento proiettivo della mente. L’irrinunciabile intuizione kleiniana dell’idea di integrazione proiettiva aveva permesso di comprendere in una nuova chiave il fenomeno dell’empatia e di definire l’effetto terapeutico della psicoanalisi come capacità da parte dell’analista di ricevere identificazioni proiettive del paziente, modificarle dentro di sé e poi restituirle al paziente. In questo modo, il paziente è in grado di introiettare non solo la parte di sé che aveva collocato dentro l’analista, ma anche quella parte della mente dell’analista che aveva compreso la proiezione ricevuta.

La Prospettiva di Bion

Secondo Bion, però, questa comprensione non era sufficiente per realizzare autentiche trasformazioni. La cura analitica doveva posizionarsi nel nuovo, nello sconosciuto, nell’incrocio di qualsiasi realtà traumatica. L’analista doveva diventare l’esperienza emotiva del paziente, la verità assoluta sulla sua realtà ultima, senza spaventarsi nell’attraversare aree poco conosciute della propria esperienza emotiva. Era necessario essere in unisono con l’esperienza emotiva del paziente e sognare, nella bellezza della seduta analitica, quei sogni non sognati che solo un terzo analitico intersoggettivo, come direbbe Ogden, nella qualità di nuovo soggetto creato dall’analisi, può sognare.

Il Caso di Laura e i Ballerini

Laura, una paziente ormai alle soglie della conclusione della sua analisi, porta in seduta un sogno che sembra riassumere le progressioni del processo analitico. La scenografia analitica ha come location un congresso scientifico in cui sogna di incontrare una coppia di ballerini. Laura sa che la donna della coppia è incinta, mentre l’uomo, dopo un’iniziale riluttanza, riesce ad accettare la presenza di questa nuova vita. Si trova allora a chiedere al ballerino cosa lo abbia indotto a cambiare idea, e l’uomo, senza parlare, le mima con il corpo tutto quanto provato: sorpresa, spavento, dubbio, sorriso, gioia e poi un’infinita tenerezza. È così che Laura capisce cosa significhi sentirsi veramente amati, ancor prima di nascere, per il semplice fatto di esistere e di essere ciò che si è.

In una seconda scena del sogno, Laura si trova sempre al convegno e incontra un anziano e saggio professore. Si accorge che con lui può discutere del senso del mistero della vita. Ascolta cose che sente possano aiutarla a dare più senso alla propria esistenza, percependo di poterle fare sue in un senso che le rende personali e soggettive.

I Tempi del Lavoro Analitico

Forse è davvero così: è necessario un primo tempo del lavoro analitico, quello dell’unisono, delle maisoneri oniriche, della reverie e della funzione alfa, quello dello sviluppo dei contenitori affinché si possa accedere al secondo tempo, il livello dell’interpretazione dei contenuti. Ci vuole l’area della terza età intersoggettiva, della transazionalità, del gioco del sogno, perché, secondo l’adagio di Cristoforo Colombo, “il mare concede ad ogni uomo nuove speranze, come il sonno porta sogni”. Senza un contenitore, senza un apparato per introiettare, anche le interpretazioni più raffinate, siano esse piatti elaborati o semplici, sono irricevibili e indigeribili per la mente infantile e comunque per una mente poco differenziata.

La Funzione di Reverie della Madre

Ascoltiamo Bion: “La coscienza, intesa nel senso ristretto dato le da Freud, nella quale si designa la rudimentale coscienza del neonato, non ha ancora il suo complemento inconscio”. Vale a dire che tutte le impressioni sensoriali riferite al sé rientrano nella stessa categoria, tutte sono coscienti. L’organo recettore di questa massa di dati sensoriali, raccolti dal neonato per mezzo del suo conscio, è costituito dalla facoltà di reverie della madre. Ciò suggerisce che il conscio proto mentale deve potersi incontrare e trasformare in sogno affinché una coscienza embrionaria inizi a esistere. In questo senso, la reverie costituisce un fattore della funzione alfa della madre, che le permette una totale apertura ricettiva a qualsivoglia identificazione proiettiva proveniente dal bambino. Non solo consente la trasformazione delle sue emozioni intollerabili, ma trasmette anche il metodo per trasformarle, dotando il piccolo dell’essere umano della sua funzione alfa e, dunque, della possibilità di sognare e di essere cosciente.

Il Consolatore come Oggetto di Introiezione

Lo spirito santo sembra diventare qui l’oggetto di un’introiezione, l’oggetto di una holding che sostiene. L’esperienza di essere sostenuti non è semplicemente riconducibile al fatto di ritrovarsi tra le braccia di un oggetto primario. La montagna si trasforma e si fa partecipe dell’esperienza di diventare un ambiente facilitante, di essere, nei termini di Balint, quella terra che regge chi cammina o l’acqua che sostiene il nuotatore. Ma ancora di più, la montagna che trasmette il suo spirito va oltre le definizioni classiche dell’interpretazione e oltre le parole che toccano, perché è necessario che il paziente riesca a sentire di averci toccati per ricevere qualcosa che dia senso, verità e credenza alla sua esperienza emotiva, anche a quelle esperienze più anomiche, più afasiche e più traumatizzate per il fatto di non essere mai state ospitate dall’inconscio dell’oggetto, o meglio dall’inconscio dell’ambiente materno-paterno, in cui i germogli di una vita mentale dovrebbero potersi radicare per stabilire una connessione con quelle matrici simboliche originarie a cui è stato comunemente affidato il compito di sognare e di comprendere il sogno.

Pubblicato il
16 Gennaio 2024
Ultima modifica
27 Maggio 2024 - ora: 13:50

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