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Cos’è il tempo? La risposta di Massimo Cacciari

Condivido un interessante contributo video di Massimo Cacciari sul concetto di tempo, davvero imperdibile.

Segue la trascrizione dell’audio:

A partire almeno da Kant non è possibile concepire il tempo se non come una forma, non un oggetto, non una cosa ma una forma della nostra esperienza.

Noi esperiamo le cose attraverso il tempo, anzi diciamo attraverso lo spazio e il tempo che sono, dice Kant, forme a priori
della sensibilità. Sentiamo attraverso spazio e tempo che però sono forme a priori cioè non derivano dalla sensibilità.

C’è una grande differenza tra la posizione cantiana e la posizione newtoniana perché appunto Kant nega che
lo spazio e il tempo siano qualcosa di reale, non hanno nessuna realtà, sono forme con le quali noi percepiamo la realtà ma che non sono realtà.

Senza Kant non ci sarebbe Einstein, è chiaro e gli grandi scienziati della fisica contemporanea riconoscono tutti questo debito filosofico a Kant.

Abitiamo il Tempo?

Non ha senso dire che noi abitiamo il tempo, come se fosse un contenitore in cui ci muoviamo. La fisica classica suggeriva un tempo assoluto, ma questa concezione è superata. Siamo piuttosto “tempo”, in che termini vedremo.

L’Idea della Successione

Pensiamo al tempo come una successione: prima, ora, poi. Ma questa è una costruzione mentale. La nostra percezione del tempo è influenzata dalla lingua e dalla cultura. Le lingue indoeuropee, ad esempio, usano radici diverse per passato, presente e futuro, creando un’illusione di diversità tra questi stati. In altre culture, il tempo è concepito diversamente, come simultaneità di stati.

Il Tempo come Stati

Perché non considerare il passato, il presente e il futuro come tre stati, come le dimensioni dello spazio? La nostra lingua ci limita, ma non è una necessità. I nostri modi di pensare sono influenzati dai nostri idiomi, ma questa non è una visione universale.

La Successione Temporale

La nostra idea di successione è paradossale. Diciamo che il passato “non è più”, il presente “è” e il futuro “non è ancora”. Ma questo contraddice l’idea che il presente deriva dal passato e genera il futuro. Questo implica che il passato contenga già in sé il presente e il futuro. Questo paradosso ci mostra che non possiamo afferrare il tempo come semplice successione.

La Misura del Tempo

Secondo la scienza, il tempo è una misura della transizione da uno stato ordinato a uno disordinato (entropia). Questa misurazione è precisa ma non metafisica. Le leggi della termodinamica ci insegnano che l’energia si conserva, anche se l’entropia aumenta.

Il Carattere Statistico delle Leggi Fisiche

Le leggi della fisica hanno un carattere statistico e probabilistico. La “freccia del tempo” non è necessaria. In un universo infinito, è possibile che questa freccia si inverta. Questo principio statistico è stato rivoluzionato da Boltzmann, che ha mostrato che le leggi fisiche non sono intrinsecamente necessarie.

Comportamenti Anti-Termodinamici

Ogni organismo manifesta comportamenti anti-termodinamici, lottando contro la degradazione. La nostra mente è l’esempio più chiaro di questa lotta. Le attività umane come la scienza, l’arte e la religione sono manifestazioni di questa tendenza.

Il Tempo come Esperienza Individuale

Il tempo non è un continuum uniforme per tutti. È un’esperienza individuale, fatta di strappi e discontinuità. La nostra percezione del tempo è piena di memorie e anticipazioni, non di una durata continua.

La Complessità della Mente

La complessità del tempo rispecchia la complessità della nostra mente e coscienza. Ogni organismo ha il suo specifico modo di manifestare questa complessità. Non c’è un “tempo a priori” uguale per tutti, ma ognuno ha il proprio tempo.

La Misura del Tempo

La misura del tempo è una convenzione utile, ma non riflette la vera natura del tempo. Il tempo è una complessità che rispecchia la nostra coscienza e il nostro organismo vivente. La nostra lotta contro la “freccia del tempo” è una manifestazione della nostra volontà di vivere al massimo delle nostre capacità.

Il Ruolo della Religione

La religione nasce come reazione alla percezione della sconfitta inevitabile di fronte al tempo. È un fenomeno antropologico che esprime la nostra speranza di trascendere la nostra finitezza. Filosofia e scienza possono dialogare con la religione, ma non possono fare proprie le sue affermazioni di fede.

Conclusione

La nostra comprensione del tempo è una complessità fatta di esperienze individuali, influenzate dalle nostre lingue e culture. Non c’è una durata comune o un continuum universale, ma una lotta continua contro la degradazione. Questa complessità si manifesta nella nostra mente, nella nostra coscienza e nelle nostre attività, dall’arte alla scienza, fino alla religione.

Pubblicato il
31 Gennaio 2024
Ultima modifica
24 Maggio 2024 - ora: 11:12

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