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L’Archetipo e l’immagine: viaggio nella psiche profonda

Nel cuore dell’esperienza psichica esiste una dimensione che sfugge alla logica razionale, ma che si rivela con forza attraverso immagini cariche di senso e potere trasformativo: è l’esperienza emotiva immaginale (esperienza archetipica), un accesso diretto a quelle forze primordiali che la psicologia analitica riconosce come archetipi.

L’archetipo: immagine dell’istinto

L’archetipo non è un’idea astratta, ma un’energia viva, un correlato immaginativo dell’istinto. È il ponte tra materia biologica e dimensione spirituale.
Così come un uccellino costruisce il suo nido seguendo un impulso innato, anche l’essere umano incarna nel proprio vissuto immagini potenti come per esempio quella del fuoco, simbolo di vita, trasformazione e memoria ancestrale.

Esperienza archetipica

Costellare un archetipo: accendere una traiettoria per favore l’esperienza archetipica

Quando un archetipo si costella nella coscienza – cioè quando emerge con intensità – non si limita a suggerire un significato, ma orienta l’intera traiettoria dell’esistenza.
Le immagini archetipiche non parlano per frammenti, come il linguaggio, ma racchiudono una totalità potenziale: convivono in esse gli opposti, ancora fusi in una tensione originaria, non ancora separati come nella coscienza ordinaria.

Visioni, sogni e sintomi: i messaggeri dell’inconscio

Questa dimensione si manifesta con particolare evidenza nei sogni, nelle visioni, nei deliri – anche nei sintomi psicopatologici – che rivelano spesso un tentativo della psiche di integrare ciò che è stato escluso o represso.
Ad esempio, la schizofrenia può essere letta come un’irruzione caotica del mondo archetipico, una forma estrema ma rivelatrice del potere immaginale.

Morire per trasformarsi

Il sacrificio dell’Io

La trasformazione psicologica richiede un sacrificio dell’Io: ciò che muore non è la coscienza in sé, ma un’identificazione rigida con l’immagine che abbiamo di noi.
Solo scendendo nel caos – nella parte sconosciuta, nell’ombra – si può accedere a una nuova forma di vita.

Dalla coscienza razionale alla coscienza relazionale

In questo processo, la psiche non è più diretta solo da riferimenti esterni e normativi (una coscienza razionale), ma diventa relazionale, capace di contrattare con il mistero.

Verso una coscienza permeabile

La coscienza più evoluta è quella che sa patire, che accetta il limite della morte come parte essenziale della trasformazione.

Gli dèi dell’antichità non sono scomparsi: hanno solo cambiato nome.
Oggi li chiamiamo archetipi. Ma continuano a parlarci, e la loro voce ci guida, se siamo disposti ad ascoltarla.

Pubblicato il
5 Maggio 2025

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