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Meditazione, cervello e microbiota: una connessione profonda

Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha iniziato a svelare come il cervello possa influenzare attivamente il microbiota intestinale, modificando la composizione dei batteri in poche ore attraverso segnali neurali.

Questa scoperta, riportata recentemente da Focus.it, ribalta l’assunto tradizionale secondo cui l’intestino fosse solo un ‘secondo cervello’ capace di inviare segnali al sistema nervoso centrale.

Ora sappiamo che questa comunicazione è bidirezionale e può essere straordinariamente rapida.

Il ruolo del nervo vago e l’asse Intestino-cervello

Il nervo vago è uno dei principali canali di comunicazione tra cervello e intestino. Questo nervo, che corre dal tronco cerebrale fino agli organi addominali, è noto per modulare la risposta immunitaria e regolare la motilità intestinale.

Meditazione e microbiota

Quando il cervello invia segnali lungo questo asse, può influenzare direttamente la composizione del microbiota, modificando l’ambiente in cui questi batteri vivono.

Meditazione e alterazione del microbiota

Normalmente, in uno stato di veglia attivo e attento, il cervello produce prevalentemente onde beta (12-30 Hz), associate a concentrazione, attività mentale intensa e stati di allerta.

Onde cerebrali

Tuttavia, durante stati meditativi profondi, si osserva un aumento delle onde alpha (8-12 Hz), theta (4-8 Hz) e gamma (30-100 Hz), ciascuna associata a specifici stati mentali:

  • Onde Alpha: legate a rilassamento, calma vigile e riduzione dello stress.
  • Onde Theta: collegate a stati di rilassamento profondo, creatività e introspezione.
  • Onde Gamma: più rapide e a bassa ampiezza, associate a stati di elevata consapevolezza, apprendimento rapido e integrazione delle informazioni a livello neuronale. Le onde gamma riflettono l’attività sincronizzata di diverse aree del cervello, connettendo rapidamente informazioni provenienti da varie aree, spesso durante momenti di insight o meditazione avanzata.

Questi cambiamenti nelle onde cerebrali possono attivare il sistema nervoso parasimpatico, riducendo i livelli di cortisolo (ormone dello stress) e aumentando il tono vagale, facilitando una comunicazione bidirezionale più efficace tra cervello e intestino.

Questo potrebbe spiegare perché molte persone che praticano regolarmente la meditazione riportano benefici digestivi e un miglioramento nel benessere generale.

Esperienze personali di trasformazione del microbiota intestinale

Un esempio interessante è l’esperienza personale di un praticante di meditazione che, dopo circa 2000 ore di pratica, ha notato una riduzione significativa della produzione di muco intestinale, precedentemente innescata da pasti pesanti come pizza e birra.

Inizialmente, questo fenomeno era gestito con ribes nigrum, un potente antinfiammatorio naturale. Tuttavia, con il progredire della pratica meditativa, l’esigenza di questo supporto è scomparsa, suggerendo un riequilibrio profondo dell’asse intestino-cervello.

Prospettive per la ricerca futura

Questo campo emergente, a volte chiamato ‘psicobiotica’, potrebbe rivoluzionare il modo in cui trattiamo disturbi intestinali, ansia, depressione e persino malattie neurodegenerative.

Ulteriori studi potrebbero confermare se specifici stati mentali possono promuovere ceppi batterici benefici, creando una ‘firma’ intestinale che riflette uno stato mentale positivo e resiliente.

Mentre il microbiota è stato a lungo considerato un regolatore del nostro benessere mentale, è affascinante osservare come anche i nostri pensieri, stati mentali e pratiche come la meditazione possano, a loro volta, influenzare il microbiota in modo rapido e profondo.

Questo rappresenta una nuova frontiera per la medicina integrativa, dove mente e corpo lavorano insieme per promuovere salute e benessere.

Pubblicato il
7 Maggio 2025

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