Tempo per la lettura: 5 minuti
L’anima e i suoi significati

L’anima e le sue concezioni nelle varie culture

L’anima nella cultura giudaica e in quella greca

La nozione di anima era sconosciuta alla cultura ebraica, nella quale invece era già presente la nozione di un “corpo nella miseria della sua indigenza in rapporto con Dio”, nella cultura ebraica manca l’idea di una sopravvivenza dell’anima dopo la morte. La cultura giudaica concepisce l’avventura umana nel suo rapporto con Dio in un orizzonte abbastanza circoscritto alla parentesi della vita del corpo nel mondo, un dualismo tra l’uomo vivente e Dio, in una dialettica continua, costante, l’uomo parla a Dio e Dio parla all’uomo, ma non c’è il dualismo anima-corpo.

La nozione di anima si afferma nel mondo greco, nell’ambito dei misteri Orfici, nell’Orfismo l’anima appare come scintilla del divino trapiantata nella sfera umana, una sfera che da questo momento in poi la imprigiona e la costringe.

Socrate preleva questa nozione che è mutuata dai misteri Orfici e gli da una una dignità elevandola al rango di essenza dell’uomo.

Platone riceve da Socrate questa nozione, ma la sposta dal contesto etico al contesto gnoesologico, facendo l’equivalente di una sorta di “occhio mentale”. Con Platone l’anima fa il suo ingresso ufficiale nella cogitazione occidentale filosofica.

Scuola di Atene, Raffaello 1509 – wikipedia

L’anima diventa infatti l’organo della seconda navigazione, quella che si fa non con le vele, ma con i remi.

Per Platone c’è una forma di conoscenza relativa alla prima navigazione che si raggiunge con la percezione empirica attraverso i sensi e una seconda forma di conoscenza che si ottiene attraverso il ragionamento logico, la cogitazione, il logos.

L’anima nasce nella cultura greca come un elemento connesso alla problematica della conoscenza, come organo da postulare per una conoscenza che si vuole universale.

A queste variazioni di concezioni è connessa una variazione di concezioni sulla mortalità o sulla immortalità dell’anima sulla sua natura corporea o incorporea.

Il mondo cristiano e il concetto di anima

Il cristianesimo alle origini non annovera tra i principi fondanti della sua dottrina la nozione di anima, perché il cristianesimo è una religione di corpi, l’incarnazione di Dio che si fa uomo e la risurrezione del corpo dopo il giudizio finale.

Francesco Albani, Pie donne al sepolcro, 1604-1605, San Pietroburgo, Ermitage – wikipedia

Il concetto pagano di anima come organo di della conoscenza sovrasensibile viene valorizzato da Sant’Agostino e riformulato come essenza ultima dell’uomo.

Diventa lo strumento per accogliere la verità della Rivelazione con una risposta di fede.

La terza navigazione agostiniana

Con Sant Agostino abbiamo una terza navigazione quella che avviene attraverso il lignum crucis:

  • prima navigazione avviene attraverso i sensi
  • seconda navigazione avviene con l’anima come occhio della mente
  • la terza navigazione avviene con lignum crucis.

Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas

Non cercare fuori, ritorna in te stesso, nell’intimo dell’uomo abita la verità, l’anima diventa lo strumento per ottenere la risposta idonea attraverso la fede alla Rivelazione.

Cartesio e l’anima, un passaggio epocale

In Cartesio il vecchio dualismo si conserva nella dicotomia rex cogitans/rex extensa, la nozione di rex cogitans liquida l’idea platonica di anima, per far posto una concezione nuova che è quella del soggetto del cogito.

Cartesio

Se l’anima platonica è a monte, il soggetto cartesiano che ne prende il posto e sorge a valle di una determinata rappresentazione del mondo: a valle o anche – come dice Lacan – in quanto effetto del significante.

Il soggetto cartesiano perde la stabilità dell’anima per trasformarsi in qualcosa di puntuale ed evanescente che appare nel campo del dubbio per sparire subito dopo.

Il dubbio ingloba la rappresentazione del mondo platonica, la sgretola, la fa vacillare, azzera e fa evaporare tutte le concezioni del mondo dell’anima.

Nel vuoto prodotto dal dubbio l’unico elemento che sopravvive è il soggetto che ha posto il dubbio, l’unica certezza sull’esistenza viene portata da questo soggetto.

L’anima di Platone è a monte del mondo che viene costruito e visto, mentre l’anima per Cartesio è a valle perché unico residuo della rappresentazione del mondo.

Le proprietà del nuovo soggetto danno vita all’idea di centralità e stabilità dell’Io, dove torna la persistenza dell’anima, ridotta a rex cogitans l’anima è avviata a diventare “coscienza” con Locke e con l’incipiente stagione dell’empirismo e a dar vita ad un sapere – la psicologia moderna – commisurato al nuovo stato della coscienza che ha preso il posto dell’anima.

Due direttrici fondamentali

Da una lato abbiamo ancora la vecchia nozione di anima, indifferente alle trasformazioni che sono avvenute nella storia del pensiero, dall’altra prosegue l’accentuazione della natura psicofisiologica di tutto ciò che prima rientrava sotto il dominio dell’anima, e poi dell’Io.

Le vie del pensiero nella modernità tracciano la storia del conflitto fra le due istanze del corpo e dell’anima.

Lacan si iscrive nella storia del pensiero perché contribuisce a gettare una luce su questo passaggio cruciale per la modernità, puntellandosi egli a sua volta su grandi lettori di Cartesio come Martial Guéroult e altri esegeti della scuola francese.

La filosofia cartesiana sembra essere stata all’origine della psicologia dell’Io, ma questo è un errore. La psicoanalisi è la sola che retrospettivamente proietta una luce per afferrare le proprietà esatte del soggetto cartesiano.

Quindi il soggetto della psicoanalisi si rivela essere il soggetto cartesiano nelle sue proprietà originarie.

Il parlessere “ha” un corpo “non è” il corpo.
Lacan

Se il soggetto della modernità è la rex cogitans, tutto il resto è al di fuori di questa sfera sia mondo che corpo. Dunque senza Cartesio, la psicanalisi non sarebbe potuta sorgere.

La teoria della psicosi in Lacan ha come perno la nozione di “soggetto cartesiano”, la clinica della psicosi si presenta con un ventaglio molto ampio di fenomeni. Lacan trova in questo vasto campionario la controprova clinica che il soggetto è effetto di una struttura esterna a lui e che si impone a lui.

È nella struttura del perceptum, in quanto si impone al percipiens, che sta la chiave dell’apparente disfunzione del percipiens nell’allucinazione.

Fino a Lacan l’allucinazione, anomalia principe nella clinica della psicosi, era stata attribuita a una disfunzione del percipiens (l’anima), con Lacan avviene un ribaltamento, è il perceptum (la struttura esterna al soggetto) che è portatrice di un’anomalia, la quale anomalia iscritta in una struttura esterna al soggetto si ripercuote sul soggetto percipiente che è ridotto allo statuto di soggetto-effetto, ovvero soggetto quale emersione della riformulazione cartesiana dell’anima.

Questo approccio permette di rivedere la definizione classica di Ball ed Esquirol, secondo cui l’allucinazione sarebbe una percezione senza oggetto.

Lacan fa valere che il sorgere di un perceptum senza oggetto è la conseguenza della struttura stessa del perceptum, che determina come effetto un soggetto, il percipiens per l’appunto, che mostra così un’aberrazione clinicamente manifesta.

Lettura consigliata

L'anima cos'è?

1 Humanitas

Ogni anima incarnata non può non essersi posta una fondamentale e semplice domanda: Cosa sei? Sulla base di questo interrogativo, intorno alla domanda «L’anima cos’è?», ho costruito questo articolo. Il

Una lezione del Prof. Carmelo Licitra Rosa per Uninettuno.

Pubblicato il
18 Gennaio 2023

Potrebbe interessarti