Gli insiemi ci insegnano che esiste uno scarto
Lavorando con gli insiemi mediante l’operazione dell’intersezione si tiene di conto solo gli elementi in comune.
Questa seconda operazione chiude la circolarità non simmetrica della relaziona tra il soggetto e l’Altro, si tratta dell’operazione denominata “separazione logica” la cui base è appunto l’operazione detta nella teoria degli insiemi intersezione o prodotto.
Questa separazione è alla base del transfert.
La separazione dopo l’alienazione
Separare rinvia a campi semantici quali ad esempio: vestirsi, difendersi, generarsi, procurasi; dopo l’alienazione (il significante che apre e chiude) avviene una separazione.
In questa fase della separazione si vengono a sovrapporre due mancanze:
- da una parte la mancanza dell’Altro
- dall’altra la mancanza che si è costituita nell’operazione precedente dell’alienazione (scarto)
Il primo oggetto che il soggetto propone al desiderio parentale il cui oggetto è sconosciuto, è la propria stessa perdita:
Vuole egli perdermi?
Al termine dell’operazione dell’alienazione il soggetto è un soggetto che ha recuperato la sua soggettività, ma una soggettività con adiacente, ineliminabile, questa appendice, questo senso della mancanza.
L’operazione della separazione si innesca da qui in avanti, da questo soggetto rinato, recuperato dall’alienazione grazie al vel, con accanto la sua mancanza.
Si tratta ora di immaginare una nuova sovrapposizione di campi, non più il campo del soggetto pietrificato dal campo del senso che trova nell’altro, per il dispiegamento della catena significante (alienazione), ma questa volta i due campi che si sovrappongono sono:
- da una parte il campo di questa mancanza quale appendice ineliminabile del soggetto dell’alienazione (a sinistra)
- dall’altra il campo dell’Altro abitato dalla catena significante,
- ma anche dall’interstizio vuoto che accompagna ogni intervallo tra un significante e l’altro.
Il fattore comune è la mancanza.
Il soggetto sollecita la mancanza dell’Altro, testando se questa mancanza non possa essere la sua stessa mancanza.
Il soggetto per dare consistenza alla propria mancanza, può scivolare nell’atto estremo del proprio suicidio, quindi rendersi mancante.
La mancanza generatasi nel tempo dell’alienazione serve a rispondere alla mancanza suscitata nel tempo seguente della separazione.
Larvatus prodeo (avanzo mascherato): un esempio di alienazione/separazione
Il desiderio di certezza di Cartesio lo conduce a una singolare separazione: ergo sum, ma questo momento non è conquistato una volta per tutte, anzi deve essere un’ascesi affinché arrivi a instaurarsi qualcosa di separato.
L’errore di Cartesio è quello di credere che “io penso” sia un punto di arrivo e non un semplice momento di evaporazione nella catena dei significanti.
Suggerisco personalmente questo interessante contributo video del maestro zen Tetsugen Serra, dove si evince quanto pensare che la vita “abbia un senso” congela, pietrifica la vita (ergo sum), piuttosto come ci mostra il maestro: il senso della vita è cercarne il senso, il senso è il viaggio, non la meta.
Tornando a noi, esiste poi un secondo errore di Cartesio: quello di aver posto il campo di questi saperi al livello di un soggetto più vasto, il soggetto supposto sapere ovvero Dio.
Secondo Cartesio non si tratta di trovare il vecchio mondo collassato e abolito dal dubbio (anima platonica), ma trovare un mondo quale può venir fuori dalla rielaborazione logico matematica: il mondo ritrovato a valle di Dio.
Cartesio fa della scienza un’operazione di ritrovamento di quelli che sono state le vie volute da Dio nella creazione del mondo.
L’installazione di questo punto di supposto sapere è ancora vivo, anche Einstein affermava che “Dio non gioca a dadi”.
In realtà Cartesio si sbarazza di questo soggetto supposto sapere (Dio) con una posizione volontaristica, si tratta di dire che le verità eterne sono tali perché Dio le ha volute così, non è importante entrare nel merito, occorre solo ritrovarle nella logica cui sono state poste in essere dal Dio creatore.
Se 2+2 fa 4 è perché Dio lo vuole.
Quindi non è importante il risultato, che Dio vuole, ma il procedimento che consente di pervenire a tali dati.
Una lezione del Prof. Carmelo Licitra Rosa per Uninettuno.
Personalmente nella posizione cartesiana, che ha inaugurato il cammino scientifico, avverto una certa arroganza (hybris) nel volersi comunque innalzare a livelli del divino.
Forse dopo oltre tre secoli (dal 1700 età dei lumi e del fervore scientifico) si comincia a comprendere come la scienza oggi possa esser percepita quale nuova forma di religione. L’uomo che si fa Dio scoprendone le sue regole, dimenticandosi che quelli dell’uomo sono però “discorsi umani” sulla natura delle cose: anche se “lo dice la scienza”.
Dottore in Psicologia, Facilitatore in Mindfulness (ric. IPHM), Master DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), Master in Sessuologia Clinica, Master in Linguaggi della Psiche, Conoscitore in psicosomatica, Poeta, Studioso di filosofia e psicologia del profondo