Questo scritto prende le mosse a partire dalla lettura del capitolo IV del libro “La luce del logos negli abissi del desiderio” di Carmelo Licitra Rosa (Edizioni Alpes, 2015).
I sogni son desideri…cantava Cenerentola
A partire dai sogni dei bambini Freud dimostra come questo, il sogno, sia l’espressione diretta di un desiderio, negli adulti tale contenuto diventa più difficile da individuare perché subentrano nell’atto stesso del sognare alcune difese come lo spostamento (la modifica di un contenuto rimosso per ridurne la portata ansiogena) oppure la condensazione (una rappresentazione si fa carica di una molteplicità di immagini) o ancora la sublimazione (lo spostamento di una pulsione sessuale o aggressiva verso una meta non sessuale e non aggressiva).
Dunque il contenuto manifesto nel sogno dell’adulto è irriconoscibile rispetto al materiale originale che diviene appunto latente.
Attraverso un lavoro psicoanalitico il contenuto del sogno può essere comunque recuperato dall’adulto aiutato da uno psicoanalista che svolge la funzione di interpretare il sogno, il terapeuta procede in modo apposto a come l’inconscio del paziente ha elaborato il contenuto manifesto a partire da quello originario.
Freud giunge al paradigma del sogno infantile, partendo da un sogno di sua figlia Anna quando da bambina aveva avuto un’indigestione ed era stata messa a dieta, nella notte la piccola aveva sognato appunto quei cibi che le erano stati proibiti.
Dunque nel sogno si manifesta il desiderio del sognatore più specifico della vita diurna.
Differenza tra piacere e desiderio
Nella sua teoria Freud individua due principi fondamentali: quello di piacere e quello di realtà, il principio di piacere è mosso dalla pulsione (sessuale o aggressiva, Eros e Thanatos), il principio di realtà è invece spinto dalla morale, dall’etica, dalle questioni sociali, dalle norme, dalla legge.
Le due istanze che rappresentano questi principi sono per il principio di piacere l’Es, per il principio di realtà il Super-Io, l’Io si trova esattamente nel mezzo tra i due, è nota la metafora dell’Io che posto tra incudine e martello.
Psicologia della pulsione e sua conversione
Gustav Klimt, Eros e Thanatos Convertire la pulsione di Massimo Recalcati Compralo su amazon “Convertire la pulsione” è il titolo di un
Secondo Freud il processo primario (principio di piacere) è l’istanza di ogni desiderio che incontrando la realtà (principio di realtà) fa come retromarcia, una regressione, tale che la percezione sensoriale diventa un ingorgo e procede verso un reflusso della pulsione che non sfocia più nell’esecuzione motoria dell’atto di piacere che viene bloccato dal processo secondario (principio di realtà).
Solo a questo punto entra in gioco la vorstellung (idea) la sola a dare una soddisfazione, seppur allucinatoria, all’eccitazione regredita durante l’ingorgo percettivo.
Il modello freudiano della psiche si rivela essere un circuito omeostatico con eventi che si verificano a livello dei suoi relais (interruttore che chiude o apre un circuito), l’illuminazione che produce il circuito è da accostare vorstellung: l’idea allucinatoria che produce luce, ovvero soddisfazione.
Ciò che è importante non è tanto l’effetto finale, luminoso (numinoso, vorstellung), ma la tensione interna che si produce in coerenza ad una resistenza interna e quindi allo stato complessivo del circuito.
Dottore in Psicologia, Facilitatore in Mindfulness (ric. IPHM), Master DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), Master in Sessuologia Clinica, Master in Linguaggi della Psiche, Conoscitore in psicosomatica, Poeta, Studioso di filosofia e psicologia del profondo