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L’organismo come modello dell’ambiente: un viaggio di ritorno a casa

Ogni organismo vivente, dal più semplice microrganismo fino all’essere umano quale, per sua complessità, culmine dell’evoluzione di tutti gli esseri, può rappresentare un modello dell’ambiente in cui vive.

Per comprendere questo concetto ci basta osservare organismi elementari, semplici, come alcune forme di vita quali l’insetto stecco, l’insetto foglia, la stella marina (le stella del cielo sommerso) che incarnano perfettamente le caratteristiche dell’ambiente circostante.

La stella marina, un esempio di relazione organismo e ambiente

Da questa prospettiva, ci è possibile concepire la coppia ambiente-organismo come due parti inscindibili di un tutto, esistenti simultaneamente solo nella loro reciproca relazione. Possiamo pensare il vuoto come l’ambiente, il pieno l’organismo.

L’essere umano e il suo ambiente

Anche l’essere umano rientra in questa logica, ma con una differenza fondamentale: l’uomo non possiede istinti rigidi e primitivi come quelli che guidano automaticamente le altre specie nel loro ambiente naturale.

Questa mancanza rende l’uomo più vulnerabile e gli impone una ricerca consapevole del “proprio ambiente”.

Secondo alcune ipotesi che ci arrivano dalla psicologia analitica una forma residuale di istinto, negli esseri umani, si manifesta sotto forma di archetipi (Jung). Tali archetipi fungono da guide interne, orientando l’individuo verso il suo ambiente naturale, psichico e spirituale.
A livello psicologico possiamo trovare, come risultato evolutivo di queste forme archetipiche e istintuali, gli affetti e i sentimenti (l’affetto è da considerarsi ancora più primitivo rispetto al sentimento). Alla luce di queste teorie potrebbe essere proprio l’affetto, scaturito dal costellarsi di un particolare archetipo, a spingere l’essere umano lungo un cammino di ritorno al suo ambiente psichico di appartenenza.

Quando desideri qualcosa, tutto l’Universo cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio. Ma l’Universo cospira solo quando riconosci i segni che ti manda. […] Santiago ricordava quel giorno. Era l’inizio della sua ricerca del tesoro e, fin dall’inizio, era stato guidato dai segni. Segni che parlavano solo a chi era disposto a seguire i propri sogni e che si manifestavano attraverso le cose più semplici: il vento che soffiava, la voce di una guida, o l’improvvisa apparizione di una persona sconosciuta. […] L’Alchimista gli aveva insegnato a prestare attenzione ai segni. Gli aveva detto che i segni erano come un linguaggio universale, accessibile a chiunque fosse abbastanza attento per leggerli. (Coelho, L’alchimista)

Il simbolo come terzo fattore della relazione

Nella relazione soggetto-oggetto, come in qualsiasi relazione duale, può capitare che una terza parte vada ad attivarsi: il simbolo. Tale attivazione, quale sintesi delle due parti, diverrebbe così pregna di energia psichica da esser capace di restituire a entrambi l’opposto mancante.

Come il raggio di sole colpendo la retina dell’occhio del passerotto gli indica la strada per tornare al nido (Kramer, G. 1953, Die Sonnenorientierung der Vögel.), così noi necessitiamo “che sia fatta luce” sulla via.

Chissà se per entrambi, umano e uccello, si tratta di una stessa luce psichica, solo percepita secondo modalità diverse: un questo sodalizio inverificabile.

Lettura consigliata

Ogni organismo è dunque intrinsecamente connesso e modellato dal proprio ambiente di appartenenza. Per l’uomo, la ricerca di questo ambiente passa attraverso un viaggio interiore guidato dagli archetipi e alimentato dal desiderio (affetto). Con la consapevolezza che uno dei significati profondi della nostra esistenza possa risiedere proprio nel sentirsi a casa, in armonia con il nostro ambiente sia interiore che esteriore.

Pubblicato il
4 Ottobre 2024

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