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Come la rete influenza la percezione della propria identità

Le Information and communications technology (Tecnologie dell’informazione e della comunicazione – ICT) che pervadono la nostra vita esercitano un importante influenza sulla percezione della nostra identità.

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Photo by Ryoji Iwata on Unsplash

Chi siamo e chi pensiamo di essere

Nella filosofia della mente si distingue tra chi siamo (identità personale) e chi pensiamo di essere (concezione di sé).
Una relazione stabile tra queste due concezioni risulta essere la premessa per lo sviluppo di una personalità stabile, adattata, equilibrata.
Chi pensiamo di essere è in parte influenzato dal concetto di sé sociale che si sviluppa nello stare in relazione con gli altri significativi.
“Altri” che sul web diventano una moltitudine significativa dato il livellamento dei legami sociali a “tutti amici, zero conoscenti”. Le ICT hanno quindi un notevole impatto sulla definizione del sé sociale consentendoci una maggiore libertà di costruire la nostra identità, ma anche di essere maggiormente influenzati dall’altrui visione di noi.
Se prima non sviluppiamo una consapevolezza critica all’uso dei media, rischiamo di compromettere proprio quelle possibilità che le ICT ci offrono.

Lettura consigliata

Noi siamo le nostre informazioni

Nel campo della filosofia della mente, tra gli approcci che cercano di caratterizzare la natura del sé, due risultano essere quelli più sostenuti.

Il primo approccio alla natura del sé è quello del filosofo John Lock (1632-1704) basata sul nesso teorico che considera la nostra unità fondata dall’unione della coscienza sulla continuità della memoria.

Il secondo approccio è relativo alla “Teoria narrativa del sé che vede l’identità essere una storia concepita come artefatto sociale e autobiografico.

Per entrambi gli approcci il sé è concepito come un sistema informazionale complesso, costituito da attività, ricordi e storie in cui si esprime la conoscenza che abbiamo di noi stessi; noi siamo le nostre informazioni.

Ogni ente fisico è in origine un’informazione in un universo partecipativo, le mente e il corpo non fanno eccezione, sono differenti stati di un medesimo sostrato informazionale.

Come le ICT influenzano il sé?

Attraverso le ICT il sé si sgancia dalla presenza in loco accedendo ad altri luoghi (community online, social network, realtà virtuali) lasciando tracce, informazioni, immagini e ricordi.
Le ICT condizionano la memoria come fattori che contribuiscono a definire la nostra identità accrescendo la quantità di ricordi che possiamo accumulare sui nostri dispositivi.

Accrescendo la quantità di ricordi che ci definiscono limitiamo anche lo spazio di libertà entro il quale ridefinire noi stessi. Dimenticare è parte integrante del processo di costruzione di sé.

Sui social network il sé usa la rappresentazione digitale di se stesso, posto in essere dagli altri, per costruire un’identità virtuale tramite la quale aspira a cogliere la propria identità personale.
Nell’online il sé è costantemente stimolato a divenire consapevole di se stesso, stimolazione che è amplificata dal potere creativo onnipresente dei media.
Basti pensare alla frequenza con cui in rete le persone cambiano l’immagine del proprio profilo social, una volta un’immagine, il momento dopo un’altra, e così via: il sé (iper-consapevolizzato) non smette di tentare di comprendere come è percepito dagli altri, una comprensione che però è distorta in partenza data la limitatezza stessa del media che offre sempre un punto di vista a partire dal media stesso.

Guardare se stessi attraverso uno specchio distorto che non consente di accedere alle proprie immagini interiori, il mondo interno di ogni individuo è annullato verso un’estroversione dell’esistere.

Il corpo diventa trasparente e condiviso

Le ICT attraverso i device mobili e quelle indossabili consentono di monitorare la nostra salute fisica e il nostro livello di benessere in generale; fenomeno del corpo trasparente.

La convinzione che si sta diffondendo è che grazie alle ICT, da scatole nere ci stiamo trasformando in scatole trasparenti attraverso le quali è possibile vedere “come siamo dentro”.
Corpo trasparente che diventa corpo condiviso dal momento che le informazioni sulla nostra salute possono essere condivise rapidamente attraverso i social network o in programmi per la ricerca di informazioni genetiche.

Indubbiamente le ICT hanno migliorato notevolmente la nostra vita, un esempio su tutti è come le ICT hanno consentito una vita pseudo-normale durante il distanziamento sociale che la pandemia da Corona Virus ci ha imposto (scuola online, smart working, etc…).
Mantenere un occhio critico e consapevole è tuttavia fondamentale a evitare di farsi manipolare dalle ideologie di mercato che sostengono lo sviluppo delle ICT.

Infine, a proposito del fatto che non siamo più “scatole nere”, suggerisco la seguente lettura.

Lettura consigliata

Bibliografia

L. Floridi, La quarta rivoluzione, Raffaello Cortina, 2017, Cap. 3.

Pubblicato il
29 Novembre 2020
Ultima modifica
1 Febbraio 2022 - ora: 06:05

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