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Concetto di identità: due giganti della filosofia a confronto
Il tema del concetto tra identità e differenza è uno dei più profondi, sottili e attuali della storia della filosofia. La conferenza tenuta dal professor Luca Cortella presso l’Associazione Logodini-Donai, presso l’Università Statale di Milano, offre un’esplorazione acuta e articolata su come Hegel e Adorno affrontano questa problematica cruciale. Il loro confronto si snoda tra astrazioni logiche e tensioni sociali, tra la logica dialettica classica e la critica radicale della modernità.
La dialettica dell’identità in Hegel
Per Hegel, pensare significa determinare, e ogni determinazione implica un rapporto interno con l’altro. In questo senso, l’identità è sempre mediata dalla differenza. Non esiste identità senza un’alterità che la fondi e la sfidi.
La logica come forma della realtà
Nella Scienza della logica, Hegel mostra che la logica non è una semplice costruzione del soggetto, ma è la struttura oggettiva della realtà. Le cose sono razionali non perché le pensiamo, ma perché la razionalità è inscritta in esse.
Ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale
Per Hegel, ogni concetto è finito, limitato, e proprio per questo tende a superarsi, a “passare” in un altro concetto. Questo movimento è la dialettica. La vera differenza non è esterna (come diversità), ma interna: è quella che spinge ogni cosa a diventare se stessa includendo il proprio opposto.
La contraddizione come motore
L’identità, in questa logica, non è qualcosa di statico: è la contraddizione tra ciò che una cosa è e ciò che non è, ma che essa deve includere per essere pienamente se stessa.
La mia identità è possibile solo perché dipendo dall’altro
Questa formula paradossale è al centro della dialettica hegeliana, che culmina nella famosa dialettica del riconoscimento descritta nella Fenomenologia dello spirito, dove l’autocoscienza nasce dal riconoscimento dell’altro.
Differenze tra Freud e Jung

La questione ineliminabile del soggetto Nel 1934 Jung tenne a Basilea, presso la “Società di Psicologia”, una serie di conferenze che poi furono riunite in volume dal titolo: Introduzione alla
Adorno: la differenza come resistenza all’identità
Per Theodor W. Adorno, la dialettica hegeliana – pur nella sua grandezza – non riesce a mantenere fino in fondo la specificità dell’individuo, la sua irriducibilità. Nella chiusura del sistema, l’altro rischia di essere assorbito, dissolto, integrato.
L’ontologia dello stato falso
Adorno rovescia il modello hegeliano. In Dialettica negativa afferma:
La dialettica è l’ontologia dello stato falso
In altri termini, il mondo in cui viviamo è falso, perché dominato dalla logica dell’identità. Un’identità che uniforma, che riduce le differenze a meri strumenti di scambio, a merci. È il mondo della totalità, dove ogni individualità viene sacrificata in nome della coerenza del tutto.
La contraddizione come forma della resistenza
La contraddizione, per Adorno, non è il motore positivo del pensiero, ma è la traccia di ciò che resiste. È la testimonianza della frattura, dell’irriducibile, della ferita che l’identità infligge alla differenza.
La contraddizione è il modo in cui la differenza riesce a sopravvivere nel dominio dell’identico
In questo senso, la dialettica negativa non costruisce sistemi, ma demolisce illusioni, smaschera l’oppressione dell’identico, mostra che le differenze non si lasciano addomesticare.
L’utopia della bella estraneità
Ma allora, che cos’è per Adorno la vera differenza?
Non è un concetto da afferrare, non è un’identità logica, ma è una presenza enigmatica, resistente, bella. Adorno la chiama, citando Eichendorff, Schöne Fremde, la bella estraneità. Un mondo in cui l’altro non è più integrato, ma lasciato essere nella sua differenza.
In questo mondo, l’amore – inteso come mimesis, come apertura sensibile e corporea all’altro – sostituisce la logica come forma della relazione. L’altro non è un ostacolo alla mia libertà, ma la sua condizione.
L’umano è diventare uomo imitando altri uomini. Questa è la forma elementare dell’amore
La differenza tra Hegel e Adorno sul concetto di identità
Possiamo dunque riassumere la differenza tra Hegel e Adorno sul concetto di identità nei termini seguenti:
- Per Hegel, la differenza è interna all’identità, ed è riconciliata nella logica;
- Per Adorno, la differenza è resistenza alla logica, è ciò che non si lascia ridurre;
- Per Hegel, l’altro è me, per Adorno, l’altro è altro – e deve restare tale.
Questa opposizione non è solo teoretica, ma ha implicazioni etiche e politiche profonde, specie in un’epoca come la nostra, segnata dall’omologazione e dall’identificazione forzata.
La filosofia come esercizio di differenza
Il confronto tra Hegel e Adorno sul tema dell’identità e della differenza non è una disputa scolastica. È una questione che ci riguarda profondamente, ogni giorno, nel modo in cui ci relazioniamo agli altri, nella nostra ricerca di autenticità, nella nostra resistenza al dominio dell’uniforme.
Capire la differenza tra Hegel e Adorno sul concetto di identità significa comprendere due modi radicalmente diversi di intendere il rapporto tra individuo e mondo, tra pensiero e realtà, tra sé e altro.

Psicologo clinico, Guida in pratiche Meditative, Facilitatore in Mindfulness (ric. IPHM), Master DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), Master in Sessuologia Clinica, Master in Linguaggi della Psiche, Conoscitore in psicosomatica