In questo articolo
L’archetipo in sé: la sua essenza psicoide
L’archetipo è un principio che precede il mentale e il corporeo, un elemento fondamentale della psiche che risale alle origini della coscienza umana. Questo principio è al di là della nostra comprensione cosciente e si manifesta attraverso simboli e miti che popolano le varie culture del mondo.
Esempi culturali e mitologici degli archetipi
Per i Sumeri, l’archetipo si manifestava attraverso la figura epica di Gilgamesh. Nell’antica Cina, era rappresentato come Shen, un guerriero associato a uno dei segni zodiacali. Gli Egizi vedevano in Osiride, il Dio dell’oltretomba, un’incarnazione di questi principi archetipici. Anche altre culture, come gli Arabi, i Lapponi, gli Aborigeni australiani e i popoli precolombiani, avevano le loro rappresentazioni di queste figure mitologiche.
Il riflesso dell’archetipo nell’essere umano
Proiettando noi stessi nelle stelle, possiamo vedere un riflesso delle stesse in noi. Questo concetto è evocativo del modo in cui gli archetipi si manifestano sia nel mondo esterno che interno.
Il mistero della grotta di Bruniquel
Un esempio affascinante della presenza antica di archetipi è la grotta di Bruniquel in Francia, dove, nel 1990, furono scoperti cerchi di stalattiti spezzate risalenti a 176.000 anni fa. Questi cerchi, creati dall’uomo di Neanderthal, rappresentano la più antica costruzione di questo tipo e suggeriscono un senso profondo di simbolismo e ritualità che risale a tempi preistorici.
La natura dell’archetipo secondo Jung
Carl Gustav Jung descrive l’archetipo come un fattore psicoide, un principio formale dell’istinto che non può essere pienamente compreso dalla coscienza. L’archetipo in sé è una forma fondamentale, irrappresentabile, che si manifesta attraverso varie configurazioni archetipiche. Queste configurazioni sono simboli che emergono dall’inconscio e si collegano a una struttura centrale, come il mandala, che simboleggia l’unità e l’integrazione del sé.
Una cornice storica: prima della psicologia del profondo
L’atmosfera culturale dell’Europa di fine ‘800 fu segnata da figure come Schopenhauer, Kierkegaard e Nietzsche, che esplorarono profondamente la natura della realtà e dell’esperienza umana. Schopenhauer trovò nelle Upanishad indiane una risonanza con le sue idee sulla volontà e l’illusione. Kierkegaard affrontò l’angoscia esistenziale e il rapporto tra il finito e l’assoluto. Nietzsche, invece, propose un superamento dei dogmi religiosi attraverso una riconquista della volontà e della fedeltà alla terra.
Freud e l’interpretazione dei sogni
Sigmund Freud, nel 1899, introdusse l’interpretazione dei sogni come metodo per svelare l’inconscio. La sua “talking cure” mirava a sciogliere i nodi emotivi e le responsabilità nascoste nella psiche. Questa pratica influenzò profondamente la psicologia moderna e il modo in cui comprendiamo la mente umana.
Jung e l’inconscio collettivo
Nel 1904, Carl Jung iniziò a esplorare l’inconscio collettivo, una struttura psichica condivisa tra tutti gli esseri umani che contiene i modelli archetipici. Attraverso i suoi studi, Jung scoprì i complessi, temi emotivi che influenzano la psiche e possono avere un effetto patogeno. Il concetto di archetipo, ripreso da antichi testi come quelli di Filone d’Alessandria, divenne centrale nel suo lavoro, rappresentando un ponte tra l’individuale e il collettivo, il conscio e l’inconscio.
Questa esplorazione degli archetipi e della loro natura psicoide offre uno sguardo profondo su come le strutture fondamentali della psiche umana influenzano le nostre vite e le nostre culture, attraverso simboli, miti e rituali che trascendono il tempo e lo spazio.
Dottore in Psicologia, Facilitatore in Mindfulness (ric. IPHM), Master DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), Master in Sessuologia Clinica, Master in Linguaggi della Psiche, Conoscitore in psicosomatica, Poeta, Studioso di filosofia e psicologia del profondo